giovedì 5 giugno 2008

sull'acqua

Come un tappo di sughero. Che galleggia sull’acqua di una pozzanghera. Come una ninfea sfiorita. Senza nessun movimento. Eppure si muove. Si lascia trasportare. Dal vento. Dalle correnti. Minuscole se le osservi dall’alto. Tempeste se ci galleggi in mezzo. Galleggio. Col viso rivolto in alto. Al cielo di Milano che si apre in uno squarcio di sole. E mi abbaglia di giugno di sole e di estate. Ma è solo un attimo. Di nuovo l’ombra mi attraversa il viso. E resto ancora, immobile, a galleggiare. Con gli occhi. Poi aperti. Poi chiusi di nuovo. L’unica cosa di me che ancora si muove. Del resto mi voglio scordare.
I mie pensieri densi nell’altalena del flutti, a cercare un modo, un mantra, una formula magica. Che mi renda capace di tirarmi fuori da questa pozza d’acqua piovana in cui sono caduta. I miei pensieri densi, ma allo stesso tempo incapaci di resistere a questa inarrestabile deriva. Galleggio. E se chiudo gli occhi è perché ho un po’ di paura. Galleggio. E se apro gli occhi è perchè ho un po’ di coraggio.
E intanto rimango. In attesa. (Ad occhi chiusi).
...

3 commenti:

buИCiA ha detto...

nn so tu, ma io sono nascosta tra le nuvole.
e più sono scure, e più mi nasconodono meglio.

Dyo ha detto...

Mi hai fatto venire in mente quando, al mare, mi metto a "fare il morto" guardando il cielo. E se è grigio e pieno di nuvole guardarmi intorno, poi, mi terrorizza.

Ed Kemper ha detto...

Rimanere in superficie, è l'importante.
Ed