Il mio mare è in tempesta oggi. Per tanti motivi che si intrecciano e si annodano in un groviglio cui non so più venire a capo. Una tempesta di afa e sudore, di sole implacabile a mezzogiorno.
Sento la confusione addosso, resa meno sopportabile da questo caldo che mi stanca le spalle, dalla casa presto troppo vuota che fa rimbombare l'eco dei miei pensieri, da questa estate che scombina le carte e mi fa sentire inesorabilmente stanca.
Il mio mare è in tempesta ed è alla mia baia tranquilla che penso, al piccolo porto dove posso mettere al riparo il mio guscio di noce. La brezza fresca di una sera d'estate. Il ricordo della sensazione del contatto che rende accettabile anche il fare i conti con la distanza e il silenzio, addosso a questo vago senso di solitudine.
Stop. Delle volte può servire spostare l'attenzione dall'insieme delle cose al particolare. Delle volte il guardare un dettaglio serve a far dimenticare il quadro, certo, purchè non diventi un'abitudine. Sono stata capace di fare di un dettaglio un'ossessione quindi so bene di cosa parlo e posso fermamente dire che per pochi attimi la fuga nel dettaglio può far bene, puchè di attimi si tratti. Per prolungare l'effetto è sufficente cambiar dettaglio. Poi un altro. Un altro ancora. Mai concentrare l'attenzione sulla stessa cosa troppo a lungo altrimenti si finisce col cadere da un'angoscia a un'altra che, per sua stessa natura, finirà quasi sicuramente con l'essere poeggiore oltre che totalmente priva di senso.
Ecco perchè per un attimo mi soffermo su quel porto tranquillo cui approdare e ne assaggio il buon sapore sulla lingua. E poi già svolazzo verso il ricordo di due ragazze chiuse nel bagno di un locale alla moda, di cui io una che detto una lettera d'amore tra un sorso di tequilasunrise e una risata sciocca. Alleggerita dalla frivolezza già corro di nuovo altrove, verso il futuro prossimo di un finesettimana al mare. E mentre il mio corpo già galleggia sul pelo dell'acqua i miei pensieri cercando di andare oltre, al furuto più lontano. E io stacco la spina.
Sento la confusione addosso, resa meno sopportabile da questo caldo che mi stanca le spalle, dalla casa presto troppo vuota che fa rimbombare l'eco dei miei pensieri, da questa estate che scombina le carte e mi fa sentire inesorabilmente stanca.
Il mio mare è in tempesta ed è alla mia baia tranquilla che penso, al piccolo porto dove posso mettere al riparo il mio guscio di noce. La brezza fresca di una sera d'estate. Il ricordo della sensazione del contatto che rende accettabile anche il fare i conti con la distanza e il silenzio, addosso a questo vago senso di solitudine.
Stop. Delle volte può servire spostare l'attenzione dall'insieme delle cose al particolare. Delle volte il guardare un dettaglio serve a far dimenticare il quadro, certo, purchè non diventi un'abitudine. Sono stata capace di fare di un dettaglio un'ossessione quindi so bene di cosa parlo e posso fermamente dire che per pochi attimi la fuga nel dettaglio può far bene, puchè di attimi si tratti. Per prolungare l'effetto è sufficente cambiar dettaglio. Poi un altro. Un altro ancora. Mai concentrare l'attenzione sulla stessa cosa troppo a lungo altrimenti si finisce col cadere da un'angoscia a un'altra che, per sua stessa natura, finirà quasi sicuramente con l'essere poeggiore oltre che totalmente priva di senso.
Ecco perchè per un attimo mi soffermo su quel porto tranquillo cui approdare e ne assaggio il buon sapore sulla lingua. E poi già svolazzo verso il ricordo di due ragazze chiuse nel bagno di un locale alla moda, di cui io una che detto una lettera d'amore tra un sorso di tequilasunrise e una risata sciocca. Alleggerita dalla frivolezza già corro di nuovo altrove, verso il futuro prossimo di un finesettimana al mare. E mentre il mio corpo già galleggia sul pelo dell'acqua i miei pensieri cercando di andare oltre, al furuto più lontano. E io stacco la spina.
2 commenti:
ognuno dovrebbe avere un porto tranquillo cui approdare.
(buonanotte)
buonanotte
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