mercoledì 16 maggio 2012

una giornata di vento

Il sole e il vento. L'azzurro e il vento. Il vento ed io che ci cammino in mezzo.
I raggi UV e l'ozono ci ucciderano. Ma non sarà poi così male.

Se l'è portato via il vento il mio tempo. I minuti. Le ore. 
Bruciati. Le linee di fumo svanite nell'azzurro, altissimo.
Dove mi trovo? Verso quale dove sto camminando? Se sto cammiando. Oppure è il suolo che si muove sotto ai miei piedi. 
E il vento si porterà via pian piano i colori e la sera. E non lascerà che buio e stelle. E allora, forse, potrò dormire. E allora, forse, potrò respirare. 

Perchè sono le distanze degli astri che danno la giusta misura. Gli anni luce, non i centrimetri delle nostre gabbie anguste, sovraffollate ed indifferenti. Indifferenti. Le gabbie della banalità oscena e prepotente delle quisquiglie che rubano tempo e spazio. E stringono le pareti. Stringono.
Alzare lo sguardo verso il cielo più alto ed oltre.
Per dare ad ogni cosa la giusta dimensione.
Per non affogare nel fango ciò che è fatto di stelle e infinito.
Perchè quella è la materia che ci tiene insieme.
Ed è di quella materia che nascondo un pugno nelle tasche. Perchè nessuno mi possa rubare l'idea, la dimensione, il tempo. O il respiro. Con qualche scusa, con un pretesto banale. Prepotente. Osceno. Perchè nessuno possa farmi credere che dentro una scatola sia il mio posto, quanto il mio tetto è il cielo.

è a questo che mi fa pensare il vento. (oltre che al mal di testa)

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