martedì 25 marzo 2008

I don't believe in an interventionist God...

Mi brucia addosso questa giornata. Mutevole come il cielo di questi giorni [sole e tempesta]. Densa come cioccolata fusa. Ed ugualmente nauseante ed insieme deliziosa. Il rischio di sfiorare il patetico [o peggio, di sprofondarci dentro] era massimo sin dalle prime luci di questa alba nevrotica di vento e primavera. Ed io sono saltata nella piscina della peggiore ansia con un atletico tuffo di testa, senza neppure tappare il naso. E sono sguazzata nelle mie angosce liquide fino a non sopportami più, per poi uscire come se nulla fosse, infilarmi i vestiti senza neppure asciugarmi troppo bene e riprendere da dove ero rimasta. Se ho sguazzato nel patetico almeno nel mio sguardo non ne resta traccia. Ed eccomi.

La cosa fantastica di arrivare a toccare il fondo [della suddetta piscina, si intende] è che poi posso usare i piedi per darmi un colpo abbastanza forte da riportarmi a galla. E [miodio] respirare. E sebbene tutto sia confuso identicamente a prima non ho dubbi adesso sul fatto di avere in tasca una soluzione. Una. Meglio di niente immagino. Perchè a guardare le cose con gli occhi aperti ed un minimo di attenzione non è poi così difficile vedere che se la soluzione non viene da me allora non può venire da nessuna parte. E se è vero [come è vero] che non esistono problemi privi di soluzione allora quella io la devo avere da qualche parte.

Quindi. In sintesi. Io sono il problema. Io sono la soluzione. Tutto sta nel tirar fuori le carte giuste al momento giusto. Sulla fiducia punto tutto e rilancio. Resto in partita.

Nel frattempo ho ripreso il controllo delle mie dita, dei miei occhi, delle mie mani, delle mie labbra. Di questo corpo odiato e odioso e ritorna mio [mioaccidenti]. Non è questo il momento di annegare. Non lo è mai.

Mi farfuglia in testa il folle pensiero che possa andare tutto bene. Che io possa [con queste stesso corpicetto e con la testolina annessa] riuscire a fare andare tutto bene. Se non io chi altri? E prometto. Prometto promesse che croccano come mandorle caremellate sotto i denti. Promesse che gridano il loro suono dolceamaro. Promesse da mantenere. Prometto. Prometto. Prometto. E tutto sembra già più leggero. E tutto sembra già più vicino. In fondo non si può annegare tutte le mattine.

Per quanto il pensiero possa essere spaventosamente crudo è tutto tra le mie braccia. Inutile cercare altrove. Mi perdoni il maestro se ho farfugliato impropriamente le sue parole, ma è la sua musica che mi rimbalza in testa mentre prendo a calci i miei bad seeds.

6 commenti:

Dyo ha detto...

Se è una giornata "di quelle", e così pare, allora una certezza c'è: che finirà. Le promesse, poi, hanno una proprietà ansiolitica straordinaria, anche se sappiamo che, forse, non saremo in grado di mantenere.

vinci ha detto...

Ti senti sola?
E' bruto sentirsi soli la mattina appena svegli

Dado ha detto...

mi permetto di dire la mia...secondo me è orribile la sensazione di solitudine...poi che sia mattina o sera per me è la stessa cosa...questo è quanto penso per mia esperienza personale..poi naturalmente ognuno sente a suo modo ogni sentimento...
per quanto riguarda le promesse penso non siano ansiolitiche ma, se fatte alla persona giusta, al contrario possono fungere da sprone per migliorare davvero...Ovviamente le promesse dovrebbero essere sempre costruite su una base solidissima di convinzione personale...

Onigirigirl ha detto...

le promesse fatte a se stessi poi... :9

Igor ha detto...

xxy

Luca Bleek Sartirano ha detto...

And I believe in Love
And I know that you do too
And I believe in some kind of path
That we can walk down, me and you
So keep your candlew burning
And make her journey bright and pure
That she will keep returning
Always and evermore...