Mi muovo cauta in questa domenica di primavera, cercando di renderla più tenue che posso. I capelli si asiugano al vento leggero che entra dalla finestra socchiusa. Ho rimesso is this desire per la terza volta [E' strano il modo in cui la musica che hai amato prima poi finisci per amarla di nuovo]. Leggo un romanzo nel quale Kant è appassionato di fatti di sangue [Sarà stato davvero così?]. Ho deciso che era ora dei calzonici corti e guardo con orrore le mie gambe allungate sul divano bianche, bianche, dannatamente bianche [cloro malefico].
Dipingo l'aria a toni tenui. E penso a come sono, a come mi succede di essere. A come mi riesce di essere peggiore con le persone che amo di più. A come mi riesce di perdere il poco tempo che abbiamo da dividere. Non so neppure se chiedere scusa abbia davvero significato. Oppure se l'unico modo è stringere più forte e, per questa volta, stare in silenzio.
1 commento:
Stringere, stringere forte. Magari in silenzio.
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