giovedì 31 luglio 2008

in un bicchiere d'acqua

Il trentuno di luglio esco dalla verde trascinando il mio minuscolo trolley argentato. Nelle orecchie So this is goodbye, disco perfetto per la me di questa giornata in bilico sotto il sole d’estate ed il cielo blu perfetto di Milano. La facciata del rettorato in ombra, immersa in questa atmosfera urbana di abbandono, ha un suo certo fascino che non mi lascia indifferente. Sentirmi, per un po’, parte di qualcosa. Mi guardo un po’ attorno, un attimo di troppo, e sento salire quella sensazione al contempo di smarrimento e attesa: la mia ultime estate qui attorno.

Il trentuno di luglio porta appiccicati addosso come postit sgualciti una moltitudine di pensieri. Fotografie appuntate con puntine colorate su un panello si sughero. Annotazioni a margine. Si può nascere in questo luglio urbano. Si può morire. Sono niente nel mezzo di queste due cose. Mi tengo solo banalmente a galla nella pozzanghera delle mie questioni banali. In attesa. Inutile. Piccola. A tenermi in equilibrio, a tenere il passo, a vivermi e viverla questa piccola vita. Nel magia sconvolgente delle piccole cose che, mi pare, non siano per nulla banali. Soprattutto alla luce che dentro questo luglio a Milano si può nascere e si può morire.


Il trentuno di luglio ha l’aspetto di me bambina, ricci castani ed occhi verdi, scarpette dorate. E io scatto fotografie e scrivo pagine, per ricordare la me stessa che ero, quella che sono e come ci sono diventata. Per chiedere perdono a quella bambina per i mie sbagli, per mostrarle ora sono diventata una donna e che ho cercato di porvi rimedio. Sapendo che il prezzo potrebbe essere troppo alto e lei decidere di non perdonarmi mai.
Il trentuno di luglio ha il passo di mio nonno. Che mi ha regalato il mare. Che mi ha tenuta per mano e messa al riparo dal vento. E che poi ha dovuto mostrarmi che cosa era la vita davvero. E scatto fotografie e scrivo pagine, per raccontargli quello che sono diventata. Perché mi aiuti a fare in modo un giorni di dimenticare il dolore e di ricordarlo solo con il suo sorriso.
[il passato]

Il trentuno luglio ha gli occhi di mio padre e le mani di mia madre. Ha gli ottanta anni di mia nonna. Fa per illudermi che questo stato di cose durerà per sempre ma so che non è vero. Il presente è fragile come cristallo. Il futuro incerto. E scatto fotografie e scrivo pagine, per non perdere niente, perché non sia possibile un giorni dimenticarmene.
Il trentuno luglio ha la forma della tua schiena. L’esigenza di noi. L’aspettativa, l’attesa, il desiderio, il cambiamento. Andare. Fare. Essere. La sensazione indefinibile di questa distanza di chilometri e asfalto. Inventare una scorciatoia per venire da te. E faccio fotografie e scrivo pagine. Progetti. Desideri. Da realizzare. E faccio sogni. E lascio baci sulle tue labbra.
[il futuro]
...
...
Il trentuno di luglio mi sento confusa e non so che scrivere. Annego il passato e il futuro in un bicchiere di acqua ghiacciata. Galleggio nel presente, nel silenzio di questo ufficio deserto. In attesa.

4 commenti:

Luca Bleek Sartirano ha detto...

"Annego il passato e il futuro in un bicchiere di acqua ghiacciata. "

Abbiamo fatto esattamente la stessa cosa il 31 luglio...

Dyo ha detto...

"Sento salire quella sensazione al contempo di smarrimento e attesa".
Forse è la sensazione che provo da sempre, e che mai sono riuscita a spiegare.
E' qualcosa che si ferma al centro del petto, idealmente nella zona del diaframma, e a volte toglie il respiro.

buИCiA ha detto...

i dintorni delle facoltà abbandonate dagli studenti hanno effetti strani sull'umore, vero? e l'interno silenzioso delle biblioteche anche. e il rumore dei ricordi dentro la propria testa pure.
quando ti leggo, mi sento un po' meno sola.

tizi ha detto...

mi piacciono molto le persone che sanno al tempo stesso ricordare con amore e crescere con coraggio. complimenti per il tuo blog,
A.