giovedì 5 febbraio 2009

casa (ieri)

Una nuotata lunghissima e silenziosa, la strada del ritorno bianca di neve e nebbia. Pasta e verdure, caffè. Avevo dimenticato di come fosse la giornata in questa stanza. Alzo il volume. Eddie Vedder. Metto qualche goccia di arancia amara nel bruciatore. Cerco di scrivere la stramaledetta tesi. Mi sento leggera. Stranamente. Nonostante tutto. Nonostante il momento sia così complicato e io mi senta così, miodio, fragile. Fragile mentre cammino sul bordo della scogliera. È c’è vento e tempesta ed il mare che si infrange sugli scogli dividendo le onde in una moltitudine di spruzzi bianchi. Scivolare, cadere. È un attimo. Cammino con le braccia allargate per non perdere l’equilibrio, piedi nudi sulla roccia viscida. L’acqua che sferza il viso. E quello che penso, quello che penso sotto l’apparenza di fragile creatura in balia degli elementi, è che c’è qualcosa di maledettamente bello in me, nel momento, nell’esserci. Qui. Ora. Se vuoi una cosa nella vita allunga la mano e prendila.

1 commento:

enne ha detto...

Chissà, la cosa funziona se provi ad allungare una mano per prendere qualcuno?
No.