martedì 19 gennaio 2010

pessima

Questa mattina la nebbia sembra non volersene andare. Luce violetta, cielo basso. Così basso che lo respiri. E sa di inverno e mi fa pensare a te.
Poi la luce si è fatta più chiara e i contorni lievemente più nitidi. La metro umida e lenta. Il filobus troppo affollato. Eddie Vedder e Ivano Fossati. La brina per terra che mi fa scivolare.
Cerco di non pensare.
I discorsi. Quei discorsi che pesano, che hanno un sapore sgradevole, che tu non voglio diventare così. E cerco di ripetermi chi sono. Anche se forse neppure lo so. Forse. O anche no.
E cerco di ripetermi che andrà bene. Anche se ho paura che non sarò felice. Anche se forse la felicità nemmeno esiste. E sarò felice un po’ e sarò un po’ triste. Come sarei stata un po’ felice ed un po’ triste altrove. Altrove.
Scegliere questa o quella cosa. Senza pensare che in fondo significa scegliere questa o quella vita. Bisogna scegliere come saltare. Senza pensare, chiudendo gli occhi. Sono pessima.
Pessima.
A questo penso mentre guardo la nebbia alzarsi fuori da questa vetrata smisurata. Un caffè solitario e amaro. Il fruscio dell’aria calda che esce dai bocchettoni e mi da l’impressione di non scaldare mai davvero. Plastica tiepida che non puoi scaldarci le mani. A che serve?

1 commento:

Vale ha detto...

Come sarei stata un po’ felice ed un po’ triste altrove. Altrove.


Mi strappi le parole.