giovedì 26 aprile 2012

diventando maggio


Oggi ho vestito i colori della primavera. Anche se io la primavera la odio.

Ovviamente.

Sembro quasi carina in questi abiti leggeri. Sarà che le giacche nere, le gonne nere, la camicie bianche e azzurre infilate dentro e tutto quanto il necessario non mi hanno mai fatta sentire reale.

Solo un travestimento. Un’impostura.

E se è cosa nota che si debbano indossare i vestiti adatti alle proprie guerre stellari, io li indosso, da brava, con disinvolta precisione, da attrice consumata. Quando serve. Ma oggi sono in borghese, oggi è tempo di pace.

Pace stellare.

Pace di ritorno dopo il massacro dell’irrequietezza che mi ha afflitto nelle ultime cento ore. O erano duecento? Pace da sfinimento. Ma pur sempre pace.  Pace stellare: apparente silenzio sul suono del cosmo in sottofondo. Il rumore dei pianeti che si spostano lungo le orbite di Keplero, delle supernove che esplodono e si espandono, delle unghie dei mondi che si aggrappano al firmamento per non finire ingoiati dai buchi neri. Ed è la pace stellare. Bang.
Big. Bang.

Due cose.

La prima. La primavera è arrivata e questo è un fatto. È arrivata in un pomeriggio di aprile e mi ha colpita in pieno viso. Mento: mi ha colpita allo stomaco, e non una sola volta. Che poi tanto io la primavera la odiavo già per cui dovevo aspettarmelo, soprattutto dopo che me la sono andata a cercare. Bang. Colpita e. Affondata.

Mi sono vista allo specchio ed ero un fiore pericolosamente chiuso. Uno di quei fiori che si aprono solo quando la luce è perfetta, giusto un attimo, a dare una sbirciata al cielo e a pretendere la dovuta attenzione per la propria presunta grazia.

La seconda. Ho urgenza di nuove cose. Nuove canzoni da ascoltare. Tante, tutte insieme, tutte adesso, addosso. Che mi colpiscano e mi consumino e mi tormentino. Che violino i miei confini e li facciano a pezzi.

Voglio vedere dentro lo specchio un fiore sempre sbocciato, sempre aperto e proteso a cogliere i mutamenti della luce e del vento, l’arsura e la pioggia, il tramonto e l’aurora. Voglio essere un fiore incurante e sgualcito.

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