Un mal di testa record che perdura da settantadue ore mi ha confuso e schiarito i pensieri in una progressione di stati accelerata e devastante. Ora sono come immobile di fronte al dato di fatto che le foglie del mio albero sono diventate, simultaneamente ed istantaneamente, gialle. Immobile davanti al perfetto spettacolo dell’autunno che esplode, finalmente. Il mal di testa lascia lentamente il posto alla sua persistente eco. E i pensieri mi sfarfallano intorno con un fruscio di ali da far girare la testa.
Le immagini dei giorni scorsi sono impresse in seppia nella memoria. Frammenti di sorrisi e lacrime, occhi e labbra, birra amara a piccoli sorsi e braccia morbide tra cui sciogliere ogni dolore. Io come un groviglio di corde tese e spine e filo di ferro. Mille inquietudini ad affollare i miei nervi carichi di elettricità di scintille a lampi. Domande, problemi, pretese, richieste, desideri, doveri, rimorso, perdono, dolore, rabbia, gioia, timore, coraggio, costanza, pazienza, frustrazione, stanchezza. Mal di testa. Une tempesta dentro una tazza sbeccata. La mia. E frammenti che vengono a galla confusi. Lacrime e parole che si rincorrono combinandosi a caso fino a sfinirsi. E poi tu. Come vento. Come pioggia. Come marea. A riempire ogni piccolo angolo. Ad annegare ogni più piccolo spazio di morbido vento e acqua fresca. La calma. Il silenzio. L’equilibrio. La serenità. Tutto quello che mi manca. Tutto quello che perdo come si perde un biscotto in una tazza in tempesta. E più cerchi di acchiapparlo con il cucchiaio più la tempesta aumenta e più il biscotto si inzuppa e si fa in mille inutili pezzi, fino a svanire sfatto, sciolto. E tu sei la mano fatata che mi mette tra le mani un biscotto asciutto e perfetto e mi da la chance di provare di nuovo.
Per questo. E per molto ancora. Grazie.
Le immagini dei giorni scorsi sono impresse in seppia nella memoria. Frammenti di sorrisi e lacrime, occhi e labbra, birra amara a piccoli sorsi e braccia morbide tra cui sciogliere ogni dolore. Io come un groviglio di corde tese e spine e filo di ferro. Mille inquietudini ad affollare i miei nervi carichi di elettricità di scintille a lampi. Domande, problemi, pretese, richieste, desideri, doveri, rimorso, perdono, dolore, rabbia, gioia, timore, coraggio, costanza, pazienza, frustrazione, stanchezza. Mal di testa. Une tempesta dentro una tazza sbeccata. La mia. E frammenti che vengono a galla confusi. Lacrime e parole che si rincorrono combinandosi a caso fino a sfinirsi. E poi tu. Come vento. Come pioggia. Come marea. A riempire ogni piccolo angolo. Ad annegare ogni più piccolo spazio di morbido vento e acqua fresca. La calma. Il silenzio. L’equilibrio. La serenità. Tutto quello che mi manca. Tutto quello che perdo come si perde un biscotto in una tazza in tempesta. E più cerchi di acchiapparlo con il cucchiaio più la tempesta aumenta e più il biscotto si inzuppa e si fa in mille inutili pezzi, fino a svanire sfatto, sciolto. E tu sei la mano fatata che mi mette tra le mani un biscotto asciutto e perfetto e mi da la chance di provare di nuovo.
Per questo. E per molto ancora. Grazie.
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