Questo lunedì grigio e cupo sta volando via. Troppo impegnato per darmi il tempo di respirarne un po’. L’aria fuori ha un colore grigio vagamente giallastro, forse il riverbero sfocato di un tramonto. Io rimango dietro al vetro a guardare, in parte assorta dalle cose da fare, in parte persa nelle sfumature appannate di questo cielo d’inverno.
A volte penso a quello che ho dentro, mi chiedo se ci sia veramente tutto: corpo, mente e cuore oppure se in effetti siamo concepiti con un numero di pezzi sensibilmente ridotto rispetto a quanto ci piace credere. Siamo solo il risultato di una serie di processi neurologici, reazioni chimiche ed impulsi elettrici. O siamo qualcosa di più. Forse se il mio cervello avesse un guasto e non funzionasse più come funziona io smetterei di essere quella che sono e sarei un’altra. E quella che sono smetterebbe semplicemente di esistere. E sarei un’altra col mio stesso corpo, il mio stesso aspetto. Non voglio credere che sia così. Insomma, deve esserci qualcosina, un piccolo corpuscolo incorporeo, una noce incastonata nell’angoluccio più profondo del mio essere che sono io. E che non dipende da nulla, nel dal mio corpo, ne dalla mia mente. Io. Un soffio di vento. Quella cosa che guarda da dietro i miei occhi, che ascolta con le mie orecchie e sente con la mia pelle. Quella cosa che bacia con le mie labbra e scrive con le mie dita. Quella cosa. Io. Io sono sicura di esserci da qualche parte.
A volte penso a quello che ho dentro, mi chiedo se ci sia veramente tutto: corpo, mente e cuore oppure se in effetti siamo concepiti con un numero di pezzi sensibilmente ridotto rispetto a quanto ci piace credere. Siamo solo il risultato di una serie di processi neurologici, reazioni chimiche ed impulsi elettrici. O siamo qualcosa di più. Forse se il mio cervello avesse un guasto e non funzionasse più come funziona io smetterei di essere quella che sono e sarei un’altra. E quella che sono smetterebbe semplicemente di esistere. E sarei un’altra col mio stesso corpo, il mio stesso aspetto. Non voglio credere che sia così. Insomma, deve esserci qualcosina, un piccolo corpuscolo incorporeo, una noce incastonata nell’angoluccio più profondo del mio essere che sono io. E che non dipende da nulla, nel dal mio corpo, ne dalla mia mente. Io. Un soffio di vento. Quella cosa che guarda da dietro i miei occhi, che ascolta con le mie orecchie e sente con la mia pelle. Quella cosa che bacia con le mie labbra e scrive con le mie dita. Quella cosa. Io. Io sono sicura di esserci da qualche parte.
1 commento:
è proprio il corpuscolo, come ti ho sempre detto (simpatico corpuscolo, dai fammi il muscolo...)
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