mercoledì 30 aprile 2008

pausa pranzo da single (ho ucciso paranoia)

Una vita da single. Comincia oggi. Una singletudine lavorativa, si intende. Il triplo uffixio è rimasto vuoto infatti, se non di me medesima, che ho prontamente messo in atto il trasloco alla scrivania con vista. Ed ora eccomi. Al nuovo posto che mi consente di tenere le luci spente e che mi da l'illusione di una vita nuova. E seppure non stia benissimo potrei star peggio e quindi va bene. Ve bene mi dico, mentre il mio stomaco mi si ritorce contro e, tutto sommato, mi sento un pò sola. E' difficile fare andrare dritta una giornata intera tutta da sola. Senza poterti concendere di inframmezzarla scambiandone un pò con chi ti è intorno sebbene, tuttosommato, tu non ti sia mai sentita veramente parte di qeusto qualcosa. ma, per lo meso, seduta sul margine, avevi qualcosa da stare a guardare. E, a dirla tutta, avevi qualcuno che ti teneva d'occhio. Gli esserini come me tendono a trovare confroto nell'avere qualcuno che li controlla. E quindi, scrivania a parte, la mia rinnovata singletudine mi fa paura. Ho paura di stare con me stessa. Possibile?
Lo so che negli ultimi tempi sto perdendo un pò di quell'equilobrio che avevo messo insieme, è un processo lento ma costante. Devo a tutti i costi arginare il fenomeno. Il fatto è che più ci provo più mi sembra di remarmi contro. E so che potrei rimepire chilometri con le mie ansie e angosce. E sarebbe inutile perchè scrivo sempre senza dire nulla veramente, parole che vogliono dire tutto e niente. Le lancio nell'etere sperando che qualcuno possa comprendermi ma non provando in nessun modo a farmi comprendere veramente. Mi rendo conto che la cosa non porta da nessuna parte. Mi rendo conto che sono troppo intimorita per poter essere esplicita e sincera. Davvero chiara e comprensibile. Davvero sincera, fino in fondo. Non che io menta. Non dico. Tratteggio. E delle volte mi chiedo scrivere a che serve.
A qualcosa serve. Mentre mangio il mio primo pranzo single alla scrivania. Serve a tranquillizzarmi. Serve lasciare uscire da me, attraverso le dita, le mie angosce, almeno in parte. Serve a vedere scritto, seppur confusamente, ciò che mi spaventa. Delle volte quello che ci fa paura appare ridicolo alla luce del giorno. Serve a tirare fuori gli echi dei pensieri cupi che mi rimbombano in testa ed essere finalmente libera di pensare ad altro.
...

...
Il cielo sa un pò di sole e un pò di nuvole scure. Mi piace come appare. Mi piace che faccia ancora un pò freddo. Mi aspetta qualche giorno di vacanza. Del tempo per me. Del tempo per noi. Del tempo per le persone cui voglio bene. Del tempo leggero e chiaro d'estate, nonostante tutto. Potrei rimanere terroirzzata di fronte a questa prospettiva e vivere male questi giorni per poi rimpiangerli quando saranno finiti. Ma non è questo il caso. Stavolta no.
Sarò tranquilla. Sarò serena. Vivrò ogni attimo, ogni colore. Senza lasciarmi sopraffare dalle vecchie angosce, dagli scheletri stipati dentro il mio armadio. Quello è il passato e prima o poi anche lo scheletro si consuma. Cenere alla cenere. Sarò quella che sono, nè più nè meno. E mi starà bene così. Chiudo i fantasmi fuori dalla mia finiestra. Anzi, facciamo che chiudo dentro loro e vado fuori io. Questo è quello che mi prometto. Questo è quello che spero. Mentre reindosso la mia maschera di efficienza e diligenza e mi rimetto al lavoro tutta seria. Nel mio ufficio da single. Tutta sola, ma forse qualcuno a tenermi d'occhio c'è.

Domani andrò al mare.

2 commenti:

Carmen Sandiego ha detto...

Scrivere è consolazione, compagnia. Anche amicizia. E non credere che io, che sono una qualsiasi, non ti capisca.

buИCiA ha detto...

paura di rimanere soli con se stessi... si, credo proprio che sia possibile. e molto più frequente di quanto tu nn possa immaginare.

buon week end