giovedì 19 giugno 2008

ridicolous thoughts

Succede a volte che io mi guardi intorno e poi dentro. Succede che a volte io mi guardi in fondo. Anche se il fondo è così profondo che delle volte lo sguardo non ci sa arrivare. È profondo come un orizzonte lontano su cui si perde lo sguardo. Il fuori e dentro non sono poi così diversi. Ed è mia idea che come l’infinito si estende senza limitazione fuori da me, lo stesso accada dentro. Di me. E mi sento nient’altro che un sottile confine tra l’infinito che è fuori e quello che è dentro. Tra la luce e l’ombra. Tra la terra e il cielo. Un sottile guscio flessibile e morbido di pelle bianca punteggiata di nei. In bilico. Sull’infinito. Di qualunque infinito noi stiamo parlando.
Io mi sento così. E sento l’infinito che è fuori influenzare l’infinito che è dentro. Io il mare ce l’ho dentro. Io il cielo ce l’ho dentro. La pioggia, la terra, il fango, l’erba, il sole, la luna, le foglie, i colori, le ombre, la luce, il buio, la notte, il giorno, i pianeti, le costellazioni, gli abissi, il silenzio, il rumore, il fuoco, il vento. Dentro. Dentro questa pelle. Dentro questi occhi. Sento la luna che è fuori agitare le maree del mare che ho dentro. Sento la vita che mi brucia dentro e intorno. E mi sento viva anch'io, in equilibrio sulla linea di confine.

2 commenti:

buИCiA ha detto...

In bilico. Si. come mi sento adesso.
Ed è così soave!

astratta ha detto...

Questa è la cosa meno ridicola che abbia potuto scrivere. Il titolo non le rende giustizia o forse è una grande contraddizione-provocazione della sensibilità che dimostri di avere.
Ho trovato il tuo blog per caso e pur non essendo una blogger ci sono rimasta.