lunedì 27 ottobre 2008

ed il lieve infuriare di rabbia che porti

Questa giornata svela le promesse di novembre dentro l’aria fredda e il cielo scuro carico di pioggia e delle ombre di una sera precoce. La luce autunnale mi affligge con i ricordi di immagini gonfie di serenità e calore. Sento che mi sto perdendo, chissà dove.
Resto in silenzio. Ancora. Sotto le acque calme e limpide della superficie. Illusorie. Illusioni. Bugie innocenti. Raccontate ad occhi grandi senza riposo. Le punte fredde delle dita battono sui tasti neri. Lettere in fila, ordinate in marcia a comporre frasi senza senso. Resto in silenzio, ma è un silenzio che rimbomba per i corridoi.

La pazienza. Riprovare. Cambiare. La costanza. Non prendersela. Impegnarsi. Comprendere. Ammettere. La determinazione. La collaborazione. Provare ancora. Accettare. Proporre. Risolvere. Rispondere. Domandare. Cadere. Rifare. Cercare. Ritentare. Le persone. Le definizioni. I ruoli. I confini. Gli amici. Le parole. I giudizi. I titoli e gli esami. L’illusione. Il risentimento. La frustrazione. Il timore. I dubbi. La delusione.

La linea sottile tra il coraggio e la mancanza di orgoglio. La linea sottile tra la forza e la debolezza. La linea sottile tra le ragioni e le scuse. Tra ciò che è giusto e ciò che è opportuno. Tra ciò che è vero e ciò che è meglio. Tra la rabbia e la rassegnazione.

Resto in silenzio. Le parole rimangono impigliate tra le mie ciglia, tra i capelli, tra le dita delle mani. Fuochi che bruciano sotto la cenere tra le sfumature dell’iride, tra le minuscole pieghe delle mie labbra. La leggerezza pesante di un sorriso senza sorridere. Sono confusa. Per quanto a lungo possa nascondere l’inquietudine, per quanto a lungo possa mettere lo smarrimento e l’incertezza in un angolo remoto della mia attenzione, per quanto a lungo possa mettermi addosso i miei sogni smessi come fossero nuovi, per quanto a lungo sia non è per sempre. Resto in silenzio. Ma è un silenzio assordante.
...mi accorgo solo ora che un silenzio carico di fantasmi. forse vale la pena gridare. forse.

5 commenti:

antonio lillo ha detto...

il titolo è bellissimo...

però fa male vederti sempre così... post dopo post... sempre giù, o disperata...

mi piacerebbe tanti dirti che poi tutto si sistema, che tutto va meglio... ma sinceramente non lo so...

posso solo dirti, questo per esperienza, che poi arrivi a un punto che non ci fai più caso... e la vita migliora... smetti di sperare e prendi tutto per quello che è... nè bello nè brutto... impari a godertela davvero... ogni più piccola cosa...

o almeno io credo così...

certo se fossi lì ti darei una grossa pacca sulla testa, di direi "ma dai! ma tirati su!" e magari ti abbraccerei pure... ma facciamo conto che io l'abbia già fatto, ok?

o se no organizziamo una rapina in banca... non risolve tutto, ma perlomeno qualcosa sì... amen

Onigirigirl ha detto...

mah, mi spiace leggere di dare questa idea gotica di me.
non sono disperata, nè infelice. sono arrabbiata a volte. sono triste a volte. è un periodo di grande incertezza, di cambiamento. e cambiare, crescere è di per se un processo doloroso.
passerà forse. ma forse sarà ancora più triste l'accorgermi di aver smesso di crescere e cambiare.
sei troppo gentile lillo, delle volte più che una pacca meriteri un calcio in culo ;)

Anonimo ha detto...

grida, scacciali via, stringi gli occhi forte forte, stringi i pugni e di' loro: "Io ce la faccio, io vi cancello, con il buio e con la luce, perché il bello trasforma il brutto, il bene trasforma il male".

ce la fai!

Ed Kemper ha detto...

conosco quel frastuono (del silenzio) e condivido le promesse di novembre
Ed

antonio lillo ha detto...

va bene allora la prossima volta che mi dispiaccio per te ti dirò: va la' onigiri ora vengo su e ti prendo a calci in culo! ok? ;-)