Mi sento strana. Lo specchio riflette la mia immagine con i capelli un po’ più corti. Mediamente incasinati. Gli occhi un po’ rossi e lucidi per via del vento. Mi faccio un sorriso un po’ obliquo. Sorrido a me stessa in una specie di timido incoraggiamento. Mi sento strana, dentro giorni strani.
Il ritorno è sempre un momento vago, incerto. Il vento scompiglia i pensieri e mi sento un po’ timida dentro la mia pelle. Incerta.
Amarmi un po’. Questo chiedevo a me stessa, prima che la marea del tempo e degli eventi incalzasse e mi travolgesse, portandomi senza nemmeno rendermene conto alla metà di novembre. Ora che, almeno un attimo, il tempo sembra dilatarsi alla sua normale direzione mi ritrovo a pensare di nuovo a me stessa e mi chiedo se qualcosa sia cambiato. Non lo so. Non credo di amarmi più di prima, la mia guerra con me stessa non concede tregua. Ma per lo meno ho iniziato a guardarmi dentro. In fondo. Dove c’è poca luce e le risposte si perdono nell’eco delle mie domande. E lì trovo cose che non pensavo neppure di avere. E forse il problema non è più tanto che io fatichi ad amarmi comunque ma che io ne abbia scordato la ragione. Forse non sono nata per amare me stessa ma a questo punto non ha più neppure senso farmi del male. Galleggio sospesa per un attimo. E questo cosa significa, che posso forse accettarmi così come sono? Non desiderare sempre e comunque di essere altra da me? Si, forse posso. Forse posso.
È un pensiero strano per me da comprendere. Rimango un po’ incerta mentre i miei occhi arrossati scrutano e si scrutano. Ho paura di non essere abbastanza forte per andare fino in fondo e mostrarmi a me stessa per quella che sono. Nuda e cruda. Sono stanca di combattermi. E se deponessi le armi?
Il ritorno è sempre un momento vago, incerto. Il vento scompiglia i pensieri e mi sento un po’ timida dentro la mia pelle. Incerta.
Amarmi un po’. Questo chiedevo a me stessa, prima che la marea del tempo e degli eventi incalzasse e mi travolgesse, portandomi senza nemmeno rendermene conto alla metà di novembre. Ora che, almeno un attimo, il tempo sembra dilatarsi alla sua normale direzione mi ritrovo a pensare di nuovo a me stessa e mi chiedo se qualcosa sia cambiato. Non lo so. Non credo di amarmi più di prima, la mia guerra con me stessa non concede tregua. Ma per lo meno ho iniziato a guardarmi dentro. In fondo. Dove c’è poca luce e le risposte si perdono nell’eco delle mie domande. E lì trovo cose che non pensavo neppure di avere. E forse il problema non è più tanto che io fatichi ad amarmi comunque ma che io ne abbia scordato la ragione. Forse non sono nata per amare me stessa ma a questo punto non ha più neppure senso farmi del male. Galleggio sospesa per un attimo. E questo cosa significa, che posso forse accettarmi così come sono? Non desiderare sempre e comunque di essere altra da me? Si, forse posso. Forse posso.
È un pensiero strano per me da comprendere. Rimango un po’ incerta mentre i miei occhi arrossati scrutano e si scrutano. Ho paura di non essere abbastanza forte per andare fino in fondo e mostrarmi a me stessa per quella che sono. Nuda e cruda. Sono stanca di combattermi. E se deponessi le armi?
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