Ci sono giorni che hanno addosso il sapore strano dell’insofferenza. Sono insofferente. Insofferente e questa cascata di continue richieste. Pretese sorde e miopi. Imposizioni. Sono insofferente a questa giornata chiusa in una scatola mentre il mondo fuori abbaglia della luce di un tramonto rosso fuoco sui tetti di Milano. Sono insofferente verso chi non vede oltre il suo naso. Sono qui. Non solo un elemento dello sfondo a cui chiedere e da cui prendere. Ma un qualcosa di vivo ed esigente a mia volta. Ma le mie esigenze, come sempre, possono aspettare. La fretta. La mancanza di comunicazione. Quel modo di far finta che le cose non stiano come stanno.
E poi tutti intorno mi sembra che non facciano che chiedere. Che io sia così o cosà. Che faccia questo o quello. Che sia quello che loro vogliono che io sia. Per quanto io possa essere accomodante e paziente il mio scheletro non è fatto di gomma. Sono di carne e di ossa, ossa discretamente sottili che potrebbero anche finire spezzate sotto questo carico distribuito a caso sulle mie spalle.
Delicatezze auspicate ed attese. Mai giunte. Sorrisi appena accennati e subito rimessi in tasca. Mani nascoste dentro le tasche. Occhi sfuggenti di sguardi distanti. Questo è quello che mi rende insofferente.
Non ci vorrebbe poi molto a rovesciarmi la giornata sottosopra. A farmi sorridere. In fondo mi reputo piuttosto elementare in certe cose. Ingenua. Fiduciosa. Orgogliosa neppure a parlarne. Timidamente fedele. Innocente per certi versi, nel mio aspettare una carezza sul muso per promettere fedeltà eterna. Uno stupido cagnetto scodinzolante.
E poi tutti intorno mi sembra che non facciano che chiedere. Che io sia così o cosà. Che faccia questo o quello. Che sia quello che loro vogliono che io sia. Per quanto io possa essere accomodante e paziente il mio scheletro non è fatto di gomma. Sono di carne e di ossa, ossa discretamente sottili che potrebbero anche finire spezzate sotto questo carico distribuito a caso sulle mie spalle.
Delicatezze auspicate ed attese. Mai giunte. Sorrisi appena accennati e subito rimessi in tasca. Mani nascoste dentro le tasche. Occhi sfuggenti di sguardi distanti. Questo è quello che mi rende insofferente.
Non ci vorrebbe poi molto a rovesciarmi la giornata sottosopra. A farmi sorridere. In fondo mi reputo piuttosto elementare in certe cose. Ingenua. Fiduciosa. Orgogliosa neppure a parlarne. Timidamente fedele. Innocente per certi versi, nel mio aspettare una carezza sul muso per promettere fedeltà eterna. Uno stupido cagnetto scodinzolante.
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5 commenti:
Non potrei nemmeno chiederti di cambiare.. rimani come sei.
Rieccomi qui.
Bau.
L'importante è esagerare diceva uno della tua città...provaci, no?
...ma a volte è così sfiaccnate...
bau bau
mamma mia che roba..ho appena letto la mia descrizione in questo post..eh eh..incredibile..
Si... a chi lo dici...
E' strana, però, quella sensazione che si prova quando aspetti la carezza sul muso. E aspetti ancora.
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