martedì 18 dicembre 2007

snocciolatrice di nocciolati

Una tazza di orzo e un microscopico cubetto di cioccolato con le nocciole. Martedì. Tengo le mani nascoste dentro le maniche morbide e lunghe di un maglione viola. Fa sempre troppo freddo qui dentro. Guardo il mio spicchio di inverno fuori dalla finestra. Mi frugo tra i pensieri e sotto la pelle alla ricerca di un po’ di calore, un po’ di pensieri morbidi e profumati di vaniglia che mi spingano dentro questo strano natale. Che si fa pericolosamente vicino. Invece mi perdo di nuovo in dettagli di nessuna importanza, sensi di colpa per colpe fasulle e questioni forvianti. Mi sento come se stessi perdendo di vista (come se non fosse mai accaduto prima) quello è davvero importante.
Lascio perdere. Non ho voglia di addentrarmi in pensieri troppo complicati, densi e pesanti. Rilasso i circuiti e mi lascio andare, mi faccio avvolgere da una spirale di squisite quisquiglie. Tipo come separare il cioccolato dalla nocciole e mangiarle senza che nessuno ne noti l’assenza. Una missione ardua ma non impossibile per un’esperta, come io sono, di sparizioni di uvette&canditi da ignari panettoni (e di mandorle da colombe pasquali, ovvio). Potrei farne una professione. Io che riesco a mangiarne la crosticina del buondì al cioccolato e lasciare il resto. Grattatrice di carte di panettone, rosicchiatrice di croste di grana, sgranocchiatrice di crosticine di polenta sul fondo della pentola, mangiatrice di briciole di biscotto… ed altre amenità. Credo possa esserci qualcosa di non completamente sano in queste passioni culinarie ora che le leggo tutte elencate, cionostante il mio perverso progetto di snocciolare il cioccolato nocciolato resta. Ora mi applico e con ciò do una senso a questo gelido pomeriggio.


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