martedì 8 gennaio 2008

cioccolata

Sono scesa alla macchinetta fermamente decisa a prendere una cioccolata. 35 cent tintinnanti nella mia tasca. E già la sensazione del calore e del sapore confortante tra le labbra. La macchinetta era rotta. Vagamente triste mi metto a scrivere un po’. Tolto il cioccolato in qualche modo devo pur confortarmi. E trovo estremamente confortante estraniarmi e scrivermi.
A dire il vero il cioccolato non mi fa impazzire. Da secoli non bevo una cioccolata calda come si deve. In parte per ragioni su cui vorrei sorvolare, in parte perché trovo che sia nauseante. Il massimo che trovo confortantemente delizioso è la cioccolata della macchinetta. Poca. Annacquata. Scialbetta. Bollente. Come piace a me. E così ogni tanto, abbastanza raramente a dire il vero, infilo i tasca le monete necessarie e scendo alla macchinetta, facendo il giro lungo per non dover passare dalla scala esterna. Di solito il corridoio è deserto. Mi viene sempre voglia di cioccolata verso sera, quando le lezioni sono finite e di studenti non ne restano in giro poi molti. Scende calda nel bicchierino di plastica che si riempie fino al bordo. E poi risalgo le scale lentamente tenendo il bicchiere in equilibrio e bevendo minuscoli e deliziosi sorsi. Ma oggi la macchinetta è rotta. Non mi resta che rimettermi al lavoro, nel freddo polare di questa stanza. E scivolare nella sera.

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