L’acqua mi piace. Che sia mare o che sia pioggia. O che sia solo liquido trasparente in un bicchiere di plastica. Mi piace sempre. E mi piace in fondo anche oggi mentre gocciola lenta ed impietosa giù da un cielo appena accennato tra i tetti, i rami spogli e i mattoni della ciminiera.
Guardo l’ultima compressa per il mal di stomaco rimasta sola nel blister incerta sul da farsi. Prenderla. O aspettare. L’eterno dilemma. Il bolo di spine che affligge il mio stomaco sembrerebbe suggerirmi di prenderla e regalarci, sia a me che a lui, un po’ di tregua. Obbediente obbedisco. Metto a bollire un po’ d’acqua nella speranza che un po’ di te serva a qualcosa. Ne dubito.
Il mio stomaco non è un esserino tanto docile. Ha carattere. A volte è così brutalmente sincero da costringermi a fare i conti con me, anche se non ne ho voglia. Come ora. Io non so cosa voglia ma l’insistenza con la quale si fa sentire mi sfinisce al punto che prima o poi sarò costretta a farmi la domanda. E certe domande a volte si preferirebbe rimandarle a domani. Provo a stordirlo con l’indigesta capsula e un po’ di te e biscotti ma il ragazzo non è stupido e prima o poi tornerà a farsi sentire. Credo provi anche un leggero piacere a torturarmi, per una specie di perversa vedetta verso la mia passata condotta non troppo ortodossa. Non gli do torto. Ma ora che lo tratto con più giudizio potrebbe farlo anche lui. E invece no, si contorce di colpo come un grumo di puntine e chiodi e mi ricorda che qualcosa non va.
Lo ignoro. O fingo di ignorarlo. Mi appoggio al calorifero e rimango a guardare il paesaggio fuori. Così rilassante nei toni del grigio. Delicatamente deprimente oserei dire. Non del tutto spiacevole. Anzi. Il porfido reso scuro dalla pioggia. Gli ombrelli colorati degli studenti che passano. E vanno via. O forse arrivano. Mi piace qui. Anche se so che non può durare. Lo stomaco si stringe attorno alla sua palla di punteruoli. L’incertezza. L’instabilità.
Guardo l’ultima compressa per il mal di stomaco rimasta sola nel blister incerta sul da farsi. Prenderla. O aspettare. L’eterno dilemma. Il bolo di spine che affligge il mio stomaco sembrerebbe suggerirmi di prenderla e regalarci, sia a me che a lui, un po’ di tregua. Obbediente obbedisco. Metto a bollire un po’ d’acqua nella speranza che un po’ di te serva a qualcosa. Ne dubito.
Il mio stomaco non è un esserino tanto docile. Ha carattere. A volte è così brutalmente sincero da costringermi a fare i conti con me, anche se non ne ho voglia. Come ora. Io non so cosa voglia ma l’insistenza con la quale si fa sentire mi sfinisce al punto che prima o poi sarò costretta a farmi la domanda. E certe domande a volte si preferirebbe rimandarle a domani. Provo a stordirlo con l’indigesta capsula e un po’ di te e biscotti ma il ragazzo non è stupido e prima o poi tornerà a farsi sentire. Credo provi anche un leggero piacere a torturarmi, per una specie di perversa vedetta verso la mia passata condotta non troppo ortodossa. Non gli do torto. Ma ora che lo tratto con più giudizio potrebbe farlo anche lui. E invece no, si contorce di colpo come un grumo di puntine e chiodi e mi ricorda che qualcosa non va.
Lo ignoro. O fingo di ignorarlo. Mi appoggio al calorifero e rimango a guardare il paesaggio fuori. Così rilassante nei toni del grigio. Delicatamente deprimente oserei dire. Non del tutto spiacevole. Anzi. Il porfido reso scuro dalla pioggia. Gli ombrelli colorati degli studenti che passano. E vanno via. O forse arrivano. Mi piace qui. Anche se so che non può durare. Lo stomaco si stringe attorno alla sua palla di punteruoli. L’incertezza. L’instabilità.
1 commento:
Ne so qualcosa sullo stomaco che non da tregua! Si dice che lo stomaco sia una sorta di secondo cervello perchè ricco di terminazioni nervose e quindi un sacco di sensazioni (emozioni forti, paura etc..) le somatizziamo in quest'organo. Io ormai ci rinuncio e quando proprio non riesco a controllare la situazione con qualche pastiglia cerco di rilassarmi il più possibile una cosa che mi aiuta molto sono i miei gatti con le loro fusa :)
Buona giornata
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