sabato 17 novembre 2007

brucio

vorrei gridare. c'è qualcosa che non va e non so cosa. vorrei piangere. vorrei dormire. mi sento stanca, stanchissima. mi sento sfiduciata mentre cerco di rimettersi insieme e di capire cosa non va. vorrei parlare. forse basterebbe. ma non c'è nessuno a sentirmi. adesso. brucio dentro di un fuoco che non riesco a comprendere. chiudere tutto fuori e chiudermi dentro. capirmi.


venerdì 16 novembre 2007

certezze

scriverne. di giornate che bruciano come fiammeri accesi. nel vento. del tempo che incalza e scalza le mie certezze trabballanti. il sole gira lento nel cielo freddo di novembre. e io resto ferma a guardare. non so che fare. non so che farmene di me oggi. un filo di rabbia mi brucia dentro, ma è la stanchezza ad avere il sopravvento. quell'irrimediabile stanchezza capace di sopraffarmi quando la mancanza di certezze diventa intollerabile. quando ho paura. e vorrei essere forte. e rimango ferma. in attesa.

giovedì 15 novembre 2007

grigio

Mi sento in quel modo strano in cui si sente dopo essere stata male. L’eco di un dolore addormentato e di una stanchezza lieve che pulsa nella ossa e sotto la pelle. La tristezza fragile del ritorno alla realtà. Che questa mattina sembra ostile, nemica. E io mi stringo nel mio maglioncino ferita dalla luce al neon e dal riscaldamento troppo basso. Desidero solo il mio piccolo mondo privato, il mio angolino morbido e caldo. Vorrei piangere e non credo sia esattamente normale. Ci sono momenti in cui mi lascio sopraffare da quello che ho attorno. E mi sento spaventata da questo posto, da queste persone, da queste richieste e da queste pretese. Occhi che mi guardano senza che io abbia l’impressione che vedano veramente me. Me, quella che sono. Mi sento come se fossi qui per errore. Come se l’errore fosse evidente, sotto gli occhi di tutti. Mi sento piccola. Insicura. Il futuro è troppo incerto, una nebbia densa e fredda, e non rappresenta in nessun caso una consolazione o un sostegno. Sono abbastanza spaventata da questa realtà che mi è piombata addosso senza che io avessi alzato le mie, seppur incerte, difese. Fuori la giornata è grigia e densa. Il cielo mi guarda tra i rami spoglie degli alberi. Vorrei lasciarmi inghiottire.


martedì 13 novembre 2007

il vento

il vento ha spogliato del tutto i miei alberi. e me. è ancora presto, l'ufficio silenzioso fatto salvo il suono meccanico della fotocopiatrice. seduta al mio posto vorrei fermare il tempo e prolungare questo istante di sospesa tranquillità. resto dell'umore di ieri. incerta. combattuta tra il desiderio di credere in qualcosa che sia io e l'abitudine all'autodistruzione. sorrido. perchè in fondo sorridere di me non è mai stato un problema. sorridere della mia pericolosa tendenza a fare a pezzi le cose per poterle capire. a farmi a pezzi per leggermi dentro.
mi chiedo se le cose sarebbero diverse se io mi fossi data un valore diverso da zero. se io non avessi fatto a pezzi il mio riflesso e messo in croce ogni più piccolo difetto. mi chiedo dove sarei ora. mi chiedo se amo davvero il punto esatto in cui trovo. mi chiedo se e come posso e voglio cambiare. ecc. ecc. ecc. sono nel centro di una tempesta di domande destabilizzanti e complicate. e la cosa stupefacente è che mi piace. mi piace un sacco.
come il vento freddo che mi scompiglia i capelli. e soffia via la polvere dai pensieri e mi fa venire voglia di essere una persona nuova.

lunedì 12 novembre 2007

entrarmi dentro

Mi sento strana. Lo specchio riflette la mia immagine con i capelli un po’ più corti. Mediamente incasinati. Gli occhi un po’ rossi e lucidi per via del vento. Mi faccio un sorriso un po’ obliquo. Sorrido a me stessa in una specie di timido incoraggiamento. Mi sento strana, dentro giorni strani.
Il ritorno è sempre un momento vago, incerto. Il vento scompiglia i pensieri e mi sento un po’ timida dentro la mia pelle. Incerta.
Amarmi un po’. Questo chiedevo a me stessa, prima che la marea del tempo e degli eventi incalzasse e mi travolgesse, portandomi senza nemmeno rendermene conto alla metà di novembre. Ora che, almeno un attimo, il tempo sembra dilatarsi alla sua normale direzione mi ritrovo a pensare di nuovo a me stessa e mi chiedo se qualcosa sia cambiato. Non lo so. Non credo di amarmi più di prima, la mia guerra con me stessa non concede tregua. Ma per lo meno ho iniziato a guardarmi dentro. In fondo. Dove c’è poca luce e le risposte si perdono nell’eco delle mie domande. E lì trovo cose che non pensavo neppure di avere. E forse il problema non è più tanto che io fatichi ad amarmi comunque ma che io ne abbia scordato la ragione. Forse non sono nata per amare me stessa ma a questo punto non ha più neppure senso farmi del male. Galleggio sospesa per un attimo. E questo cosa significa, che posso forse accettarmi così come sono? Non desiderare sempre e comunque di essere altra da me? Si, forse posso. Forse posso.
È un pensiero strano per me da comprendere. Rimango un po’ incerta mentre i miei occhi arrossati scrutano e si scrutano. Ho paura di non essere abbastanza forte per andare fino in fondo e mostrarmi a me stessa per quella che sono. Nuda e cruda. Sono stanca di combattermi. E se deponessi le armi?