venerdì 31 ottobre 2008

L'equilibrio e la quiete

Come il vento che passa tra i rami. Delle volte sono i rami che provano a trattenerlo. Delle volte sono il vento che fugge via.
Questa pioggia che mi piove addosso, goccia a goccia, fin dentro le mie ossa. Pensieri d'inchiostro come scarabocchi dentro le pozzanghere. L'anima inquieta. L'equilibrio e la quiete. Nascosti chissà dove. Ritrovarli piano, goccia dopo goccia, in questa fredda pioggia che scivola da ottobre in novembre.


And I don't even care to shake these zipper blues
And we don't know
Just where our bones will rest
To dust I guess
Forgotten and absorbed into the earth below
(grazie a Simo e a Fred Vargas per il vento)



martedì 28 ottobre 2008

Rospi

Ho letto in un romanzo che se si mette una sigaretta accesa in bocca ad un rospo questi aspira, paf paf paf, ed esplode. L'immagine è abbastanza cruenta, devo ammterlo, e mi ha lasciata un pò disgustata. Tanto più che i rospi mi stanno anche abbastanza simpatici. Anche se, ed è neccesario fare un distinguo, ci sono rospi e rospi.
Metti un individuo dai lineamenti vagamenti anfibi che, tra una chiacchera e l'altra ti propina così, come niente fosse, un rospo. Un enorme e viscido rospo carnoso, adagiato su un piatto, con un pò di liquame torbido di contorno. Metti che l'individuo in questione pretenda che tu lo ingoi il rospo e che, soprattutto, ringrazi.
Non bisognerebbe mai ingoiare troppi rospi. Anche se il viscido fa sembrare che scendano in fretta poi finiscono con il fare male allo stomaco. Sono indigesti. E poi ho letto qualcosa sul fatto che non bisogna leccare i rospi, sono velenosi o danno allucinazioni o qualcosa del genere. Figuariamoci mandarli giù.
Parrebbe sensato afferrare il piatto sulle mani e scagliare il rospo sulla faccia del mittente. Parrebbe. Invece si finisce con l'ingoiarne di rospi. Banchetti di rospi. Supermercati di rospi.
Ed ecco spiegato perchè la ragazza onigiri sia afflitta da tanta amarezza in questi giorni meravigliosi d'autunno e stupore. Di rospi si tratta. E a cucchiate.
Ma se una morale può essere tratta anche da una storia di rospi è di diffidare. Diffidare di chi si reputa troppo buono. Diffidare dei falsi modesti. Diffidare degli amiconi. E ancora di più diffidare di chi incarna le tre cose insieme. Salvo trovarsi sepolti sotto una pioggia di rospi. Perchè, me ne stavo dimenticando, a volte i rospi piovono dal cielo.
...


lunedì 27 ottobre 2008

ed il lieve infuriare di rabbia che porti

Questa giornata svela le promesse di novembre dentro l’aria fredda e il cielo scuro carico di pioggia e delle ombre di una sera precoce. La luce autunnale mi affligge con i ricordi di immagini gonfie di serenità e calore. Sento che mi sto perdendo, chissà dove.
Resto in silenzio. Ancora. Sotto le acque calme e limpide della superficie. Illusorie. Illusioni. Bugie innocenti. Raccontate ad occhi grandi senza riposo. Le punte fredde delle dita battono sui tasti neri. Lettere in fila, ordinate in marcia a comporre frasi senza senso. Resto in silenzio, ma è un silenzio che rimbomba per i corridoi.

La pazienza. Riprovare. Cambiare. La costanza. Non prendersela. Impegnarsi. Comprendere. Ammettere. La determinazione. La collaborazione. Provare ancora. Accettare. Proporre. Risolvere. Rispondere. Domandare. Cadere. Rifare. Cercare. Ritentare. Le persone. Le definizioni. I ruoli. I confini. Gli amici. Le parole. I giudizi. I titoli e gli esami. L’illusione. Il risentimento. La frustrazione. Il timore. I dubbi. La delusione.

La linea sottile tra il coraggio e la mancanza di orgoglio. La linea sottile tra la forza e la debolezza. La linea sottile tra le ragioni e le scuse. Tra ciò che è giusto e ciò che è opportuno. Tra ciò che è vero e ciò che è meglio. Tra la rabbia e la rassegnazione.

Resto in silenzio. Le parole rimangono impigliate tra le mie ciglia, tra i capelli, tra le dita delle mani. Fuochi che bruciano sotto la cenere tra le sfumature dell’iride, tra le minuscole pieghe delle mie labbra. La leggerezza pesante di un sorriso senza sorridere. Sono confusa. Per quanto a lungo possa nascondere l’inquietudine, per quanto a lungo possa mettere lo smarrimento e l’incertezza in un angolo remoto della mia attenzione, per quanto a lungo possa mettermi addosso i miei sogni smessi come fossero nuovi, per quanto a lungo sia non è per sempre. Resto in silenzio. Ma è un silenzio assordante.
...mi accorgo solo ora che un silenzio carico di fantasmi. forse vale la pena gridare. forse.

domenica 26 ottobre 2008

Sparks



If the Divine master plan is perfection, maybe next I'll give Judas a try.
Trusting my soul to the ice-cream assassin. Here... Here... Here..
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