venerdì 23 novembre 2007

Indietro

Fuori la sera è già scesa, di buio e pioggia. La fine di un'altra settimana. Perdo il conto dei giorni e novrembre è quasi finito. Non riesco a capire se è sempre stato così o se il tempo ha improvvisamente accelerato. E come se ci fosse stato un tempo in cui tutto era immobile, tutto era certo, affidabile, confortante. Io ero uguale a me stessa. Poi il tempo ha cominciato a correre più forte, le rughe ad apparire sui visi, i capelli ingrigire, le persone morire e nascere. Fino ad ora, un tempo incerto in cui mi sembra quasi di essere rimansta indietro. Indietro. E fatico anche a stare al passo con il cambiamento di me stessa. Mai uguale a prima.
E mi nasconderò nella morbida tranquillità del finesettimana. Mi nasconderò tra le tue braccia e nella mia casa. E il tempo volerà e prima che me ne renda conto sarà già iniziata una settimana tutta nuova.

giovedì 22 novembre 2007

stancamente

Piove. Piove una pioggia fredda a grigia di novembre. Piove fuori dalla finestra, sul tetto, sulla strada. Piove tra i miei pensieri. Sono stanca. Stanca in ogni centimetro delle mie ossa. Nella caviglie. Nelle gambe. Nella schiena. Nella braccia. Nelle dita delle mani. Stanca di questa sedia scomoda in qualsiasi posizione io mi metta. Dello schermo accesso su un’implacabile pagina bianca. Delle luci al neon. Del suono elettrico della stampante. Stanca di sentirmi così stanca. Dubito sia del tutto normale. Ho voglia di infilarmi in qualcosa di morbido e chiudere gli occhi. Liberare i pensieri e sentire il mio corpo rilassarsi poco a poco. Ricominciare a scorrere. Come pioggia tra le mani. Come vento nei capelli. Non ne posso più. Non sono fatta per stare chiusa in questa scatola. E il pensiero un po’ spaventa. Aspetto che arrivi la sera.

mercoledì 21 novembre 2007

respirare

è il pensiero di te che mi fa respirare starsera. fuori il buio ha già inghiottito questa giornata senza sapore. piove e non ho l'ombrello. ma uscirò di corsa per prendere il treno e arrivare in tempo. a darti un bacio di labbra umide a nasi freddi. e raccontarti quello che mi succedere. e ascoltare la tua voce. e sentire il caldo della tua pelle e la tua consistenza tra le mie braccia. guardarti gli occhi e sorridere davanti ad una birra cruda. allongare le mano per toccarti le dita. per questo. per questo poco tempo che possiamo passare insieme respiro adesso. sei tu che mi fai respirare. e non fa paura coltivare questa dipendenza. non c'è più spazio per la paure. è tutto qui, adesso.
...spirito e corpo disgiunti
poi in un istante congiunti...

martedì 20 novembre 2007

blocco dello scrittore

La pagina davanti ai miei occhi sembra non volersi scrivere. Io che riesco a scrivere pagine e pagine sugli argomenti più impensati questa volta non riesco a trovare lo spunto giusto. Bloccata. Sulla seconda di due pagine che non mi convincono. Appoggio la schiena alla mia poltroncina rossa. Rileggo. Sospiro. Fuori la giornata non è meno grigia di ieri. Io boccheggio. Non sopporto questi momenti in cui non riesco a concludere niente. Non sono io questa che fissa lo schermo, scrive due righe e ne cancella quattro. Devo risolvermi prima di impazzirne. Basta. Faccio un te. Accendo il bollitore elettrico e cerco la bustina del cassetto. Un te speziato cannella e chiodi di garofano. E sia. La tastiera resta muta e le mie dita di stringono a scaldarsi attorno alla tazza. Il profumo è buono. Riempie l’aria. E la stanza sembra diversa. E mi viene voglia di casa, di caldo e di morbido. Di essere altrove. Fisso lo schermo acceso e mi si stringe lo stomaco. La cosa peggiore è che mi sento dire di aver fatto troppo. Lascio stare. Spengo tutto e vado a casa. Ci penso su.

lunedì 19 novembre 2007

una ragazza

Com’è grigia Milano in questo pomeriggio di novembre. La guardo rabbrividire immersa in un cielo di panna, incorniciata dal legno delle mie finestre. Infreddolita e timidamente malinconica cerco invano di concentrare i pensieri sulle pagine che devo scrivere anche se, invariabilmente, volano via. Altrove. E annego senza ritegno nella malinconia speziata dei colori, nella nostalgia appena accennata che chiude lo stomaco. E mi fa galleggiare. E più cerco di restare a terra e fare quello che devo fare, più il vortice delle emozioni mi trascina lontano. È difficile costringersi a fare qualcosa quando Milano sussurra di pomeriggi passati di freddo e di inverno, di te caldi bevuti dietro i vetri appannati di un bar, l’atmosfera calda dei tavoli pesanti di legno scuro e delle luci basse e fuori i tram a sferragliare sulle rotaie nell’aria fredda e umida di novembre. Pomeriggi rubati di promesse e sguardi, di freddo e biscotti, di tempo denso che sembrava potesse finire da un momento all’altro. E invece mi guardo riflessa negli occhi dei miei pensieri, e sento che quel tempo in fondo non è mai finito. E anche qui, chiusa in questa stanza elettrica di doveri e incertezze, di speranze, fiducia e sfiducia, mi sento quella ragazza. Quella ragazza ripiena di sogni e fantasia. Quella ragazza pronta a credere, a vivere senza paura di restarne delusa, di rimanere ferita. Sotto la crosticina di delusione e disillusione infertami dagli anni che sono passati, dal dolore e dalla rabbia vissuti e accumulati senza difesa, sotto, dentro la morbidezza del mio cuore pulsante, mi sento ancora così. Quella ragazza. E penso che quel tempo non sia poi così diverso da questo. Mentre guardo malinconica il cielo oltre i vetri sento ancora quel calore sotto la pelle. Ripenso con una nostalgia morbida a quei pomeriggi di novembre, il passato è un fuoco a cui scaldarsi, ma sento tra le mani l’intensità del presente e la promessa affascinante del futuro.

domenica 18 novembre 2007

un sogno.

una corsa dentro il parco gelato di inverno. una tisana alla frutta. e il sapore di un sogno a cui continuo a pensare. ho sognato di avere un figlio. come se fosse la cosa più naturale del mondo. un frammento, un attimo. la consistenza del suo corpicino tra le mie mani. la naturalezza del contatto. il calore del legame. la domanda che galleggia silenziosa dietro i miei occhi è troppo cruda per avere risposta. troppo definitiva. è angoscia liquida. se c'è stato un momento in cui credevo che non l'avrei mai desiderato, beh, quel momento è passato. il futuro è carico di promesse. e io ancora ci credo. ci credo.