Eppure mi piace. Questa primavera che stenta ad esplodere. Questa nuvole che coprono, a tratti, il sole. Quest’aria fredda che fa stringere dentro maglioncini troppo leggeri. Odore di pioggia. Ed io che posso sfuggire, ancora per un attimo, al sole pieno. Alla luce piena che non lascia ombre dentro a cui nascondersi.
Mi chiedo se sia vittoria o sconfitta. Se cambiare sia coraggio o paura. Se sia rivincita o tradimento. Ogni passo che mi allontana dal punto in cui ero mi fa vedere le cose da una prospettiva più ampia. Domande nuove mi nascono sulle labbra. Ma per le risposte serve ancora tempo. Ancora camminare. Tengo lo sguardo all’orizzonte, nonostante nelle vene scorra terrore puro gli occhi traboccano di futuro e speranze. Crederci ancora, che sia illusione o coraggio forse non è poi così importante. Non ho strategie. Mi attengo alle sensazioni del momento. E mi faccio carico dei rischi che ne derivano.
Nel frattempo sono alla ricerca di nuovi punti di riferimento, nuove stelle da fissare sulla volta del cielo, per orientarmi. Procedo smarrita, a tentoni, per tentativi. Fa male a volte. Ma ora so sopportare un dolore che prima mi avrebbe sconfitta. Anche se mi sento come se tutto potesse rompersi. Sento nella dita la tenacia dell’acciaio e la fragilità del cristallo. E resto ogni volta smarrita di fronte alla sensazione della moltitudine di sfumature che sono, che siamo. Sentire la pelle come il confine tra due infiniti. Un confine trasparente. La linfa, la vita che pulsa sia fuori che dentro. Respiro. Silenzio. Aria, sangue e terra. Galleggio smarrita e mi lascio trasportare dalle maree.
Mi chiedo se sia vittoria o sconfitta. Se cambiare sia coraggio o paura. Se sia rivincita o tradimento. Ogni passo che mi allontana dal punto in cui ero mi fa vedere le cose da una prospettiva più ampia. Domande nuove mi nascono sulle labbra. Ma per le risposte serve ancora tempo. Ancora camminare. Tengo lo sguardo all’orizzonte, nonostante nelle vene scorra terrore puro gli occhi traboccano di futuro e speranze. Crederci ancora, che sia illusione o coraggio forse non è poi così importante. Non ho strategie. Mi attengo alle sensazioni del momento. E mi faccio carico dei rischi che ne derivano.
Nel frattempo sono alla ricerca di nuovi punti di riferimento, nuove stelle da fissare sulla volta del cielo, per orientarmi. Procedo smarrita, a tentoni, per tentativi. Fa male a volte. Ma ora so sopportare un dolore che prima mi avrebbe sconfitta. Anche se mi sento come se tutto potesse rompersi. Sento nella dita la tenacia dell’acciaio e la fragilità del cristallo. E resto ogni volta smarrita di fronte alla sensazione della moltitudine di sfumature che sono, che siamo. Sentire la pelle come il confine tra due infiniti. Un confine trasparente. La linfa, la vita che pulsa sia fuori che dentro. Respiro. Silenzio. Aria, sangue e terra. Galleggio smarrita e mi lascio trasportare dalle maree.