Piove. Piove sempre in questo maggio milanese.
Piove sui marciapiedi e sui binari del tram. Piove sulle mie occhiaie e sulla minuscola cosa di cavallo che ho fatto stamattina. Piove sulla Milano occupata e sulla milano arancione.
Ed io, per la cronaca, credo ancora nella Milano arancione. Credo nelle istituzioni e nelle persone che abbiamo voluto ad impiegare queste istituzioni per praticare un cambiamento. Ancora credo che sapranno praticarlo, il cambiamento.
Ma, confesso, non è a questo cambiamento che penso mentre rientro a casa. Ma ad un cambiamento più personale, banale, egoista: il mio [sempre sia mai avvenuto. sempre io l'abbia mai praticato].
Il cambiamento che produce il tempo sui nostri visi e tra i nostri capelli.
Il cambiamento che produce la vita dentro la nostra persona, tra i nostri legami, dentro i nostri pensieri.
Venti anni fa sarei potuta diventare molte porsone diverse. Dieci anni fa avevo in effetti già preso un consistente numero di decisioni, già imboccato un buon numero di deviazioni e già tagliato un certo numero di legami [Non senza dolore].
Ed oggi? Oggi quante delle persone che avrei potuto essere sono perdute? Quante me ne restano?
Nasciamo e siamo vita in potenza. Milioni di persone in potenza. Nasciamo e possiamo essere chiunque.
Giorno dopo giorno uccidiamo le persone che avremmo potuto essere. Una per una. Uccidiamo noi stessi per portare a compimento la nostra vita. Per compiere una sola di quel milione di esistenze che avevamo in tasca quel giorno in cui siamo nati.
Siamo nati come infinite vite e possiamo viverne solo una. Ed è questo che nelle notti di vento non ci fa dormire.