giovedì 22 gennaio 2009

vomito

Nausea. Non so se per essere uscita senza giacca in questa giornata polare, o per aver mangiato un yogurt troppo acido, o per l’eccesso di caramelle al pino o forse solo perché ha una delusione dentro lo stomaco e non sono certa di riuscire a metabolizzarla. Forse la vomiterò. O forse starò male, malissimo, ma alla fine me la farò passare, perché mi hanno insegnato a digerire anche i sassi.

mercoledì 21 gennaio 2009

un puntolino

Mi succede spesso in metropolitana. Quando cambio a Loreto, prendo la rossa e attraverso tutta Milano, fino a Pagano. Mi siedo e guardo la gente, guardo le scarpe, le calze, le mani. I dettagli rivelano molto di una persona. Alle volte mi illudo di saper cogliere i dettagli. Più spesso semplicemente osservo e mi lascio sommergere dalle domande. Se ci si ferma anche solo un attimo a pensarci si rischia quasi di restare sopraffatti dall’idea, dal pensiero della moltitudine di universi che si nasconde dietro ogni dettaglio. E, lo confesso, mi fa sentire un po’ strana l’idea, mi fa sentire minuscola e completamente altra dal contesto. Io sono dentro il confine dei miei occhi, il mondo è fuori. E il confine mi appare decisamente netto. E da dentro guardo fuori e vedo le altre persone come altri mondi separati, solitari, sperduti. In fondo è come l’universo, stelle e pianeti che sembrano vicini se li guardo da qui ma che in realtà distano centinaia di anni luce. Mi succede a volte in metropolitana di percepire con esattezza ogni centimetro di quella spaventosa distanza tra me e il resto, di vedere lo spazio stretto del vagone affollato tra Duomo e Cordusio dilatarsi e sbiadire, come fossi un pianeta disperso nella galassia, un puntolino nell’universo.


martedì 20 gennaio 2009

M.B. Confidential

Ci sono giornate di pioggia. Pomeriggi interminabili e fruscianti di ventole di computer e del sistema di riscaldamento. Cerco di lavorare ma mi ritrovo sempre a farfugliare pensieri riguardo un foglio ricevuto per posta da una persona sconosciuta. E solo la protagonista di un romanzo, noir. Monza&Brianza confidential. Chi sarà questa donna che chiede la mia attenzione attraverso un mezzo che neppure io, che ho gli armadi pieni di scatole di lettere, non uso più? E non tralascio neppure uno scenario. Intrigo romantico, legal thriller, mistery, spionaggio, soprannaturale, teenstory: sono in onda su tutte le reti, fino alla visione di me sul divanetto di Mimandaraitre vittima della più scontata delle truffe. Nell’insieme tempo fortemente che un’impiegata postale mi voglia dire che i miei stivaletti ordinati su amazon sono stati rubati/perduti/distrutti. Oh, no. Torno al lavoro. E attendo risposte.

lunedì 19 gennaio 2009

personals

Sto lavorando alla tesi. La terza. Specializzata in materie assortite. Sono immersa fino alle ginocchia nell’ennesima formalità, perché di questo si tratta. Formalizzare i risultati di tre anni di lavoro, trarre le conclusioni. Tre anni sono lunghi e troppo brevi allo stesso tempo, soprattutto se capitano tra i 26 e i 29. Soprattutto se capitano tra l’autodistruzione e la via della maturità. Prendono forma le pagine, una dopo l’altra, formatto i grafici, lascio lo spazio per le immagini e i riferimenti e non ho ancora scelto un formato. Prendono forma le pagine dicevo, ma forse dovrei scrivere altro. Dovrei scrivere di me, di cosa sono stati davvero questi tre anni. Dovrei farci un libro. Dovrei. Un allegato da consegnare insieme alla tesi, in coda alla bibliografia, Personals.

A piedi nudi. Accendo un bastoncino di incenso che mi ha portato lui dal Nepal. Ho sete. Accendo lo stereo. ON. Sul piatto è restato dall’ultima volta un cd che mi ero regalata qualcosa come un secolo fa. Mi va. Mi rimetto a scrivere la tesi, quella da consegnare dico. Il resto lo metto lì. Insieme a tutte le altre cose che prima o poi devo fare. Muovo i piedi nudi sospesi sul parquet e le dita sulla tastiera.