sabato 29 dicembre 2007

Una strana mattina

In casa sola, bevo un te ascoltando Bob Dylan. Una strana mattina di fine dicembre. Semi avvolta nella mia copertina a pecorelle oggi sto abbastanza male. Naso chiuso. Mal di schiena. Una vecchina ante litteram. Guardo le vacanza consumersi piano ma inesorabilmente. Se non sbaglio è già il ventinove dicembre. Resta poco prima di rituffarmi a forza dentro la vita vera. Di colpo mi investono tutti i problemi, le questioni irrisolte, sospese. Respiro. L'unico modo per non sprofondarci dentro è mettere i pensieri in un angolo e ignorarli, ancora per qualche giorno. E vivermi piano. Me. E questi giorni finalmente miei. E poi si vedrà.
Non è un modo di vedere le cose molto mio, io che mi fascio la testa un mese prima di cadere, ma si può sempre cambiare. E se mi fermo a guardarmi negli occhi mi vedo cambiata, spero di non perdere niende per strada. Niente che valga la pena tenere stretto intendo.
Programma. Infilare jeans e scarpe da ginnastica e uscire a fare un giretto (e magari comprare qualcosa da mangiare e regalarmi un te nuovo), così come sono. Mi accordo che con l'avanzare dell'età la necessità (prima imprescindibile) di uscire sempre tutta truccata e elegante è pressochè scomparsa. E uscire di casa struccata e un pò scarmigliata, magari col cappello di lana calato sigli occhi, mi fa setire dannatamente bene. Libera. Liberarmi delle insicurezze e dei condizionamente è uno dei cambiamenti che preferisco.

venerdì 28 dicembre 2007

Qualcosa rimane

Già passato. Nello stesso modo in cui è arrivato questo Natale, se n'è andato. Ma qualcosa è rimasto. Raffreddata e malaticcia, accompagnata da una tazza di te mela&cannella e da un barattolino di vicksvaporub cerco di studiare un pò, ma ho voglia di scrivere.
Natale è passato in sordina, morbido di affetti e casa, malinconico di nostalgia del passato. Soprattutto veloce e silenzioso. Eppure mi ha portato qualcosa di nuovo. Questa sensazione di futuro, di speranza. Che consola le lacrime scroscianti delle mie malinconie e delle mie sensazioni più sorde. Che regala una serenità mai assaggiata prima. Che cancella in un soffio lo smarrimento della solitudine. Non sono sola. E gli ultimi giorni suonano come una promessa, ed è una promessa che mi abbaccia e riscalda. E anche se non è stato il natale di atmosfere e abitudini dei miei ricordi è stato un bel Natale. Qualcosa rimane.

domenica 23 dicembre 2007

scrivermi

Una domenica grigia da morire. Una corsa sotto una pioggia fredda mista a neve e poi un mal di testa che non da tregua. Rannicchiarmi in me stessa come un minuscolo riccio. Gambe incrociate. Pagine fitte della mia scrittura ordinata. Sto studiando. O ci provo almeno. Un te al cacao. Una carota. Quel bisogno di scrivere nelle mani, parole che non riesco a rendere esplicite anche se sono chiare e lucide nella mia testolina. A volte ho così tanto bisogno di scrivermi che non riesco a sentirmi bene finchè non l'ho fatto. Rimango inquieta, nervosa, insoddisfatta. Non riesco a concludere nulla se non finire con l'incartarmi nei miei soliti guai. Scrivere è sempre la cura. Scrivere è la formula magica. Sebbene quello che scrivo non abbia quasi mai ciitadinanza per essere letto. Sono solo parole. Niente di più. Ossigeno per quel che mi riguarda.
Soprattutto adesso, in questo periodo così particolare. Io mi sento sopraffare dalla sensazioni. Malinconia, tenerezza, tristezza, dolcezza, nostalgia, paura, sollievo. Tutte insieme. Un groviglio difficile da esprimere, che mi resta in gola. Per questo non posso fare altro che arrendermi a questo bisogno. Scrivere di questa sensazione strana verso questi giorni sospesi, desiderio che volino via in un soffio e che durino per sempre.