venerdì 5 dicembre 2008

Dove finiscono i giorni?

Un venerdì grigio come sono sanno essere certi grigi solo certi venerdì di pioggia. Una settimana interminabile e breve in modo sconcertante. Giornate che sembrano non esistere, schiacciate tra risvegli in cui fuori l'alba sembra non essersi accorta che è tardi e sere precoci e stanche. Dove finiscono i giorni? Il mondo sembra non esistere neppure fuori da qui. E la cosa tragica è che, nel mentre, la cosa mi da anche qualche soddisfazione. Una specie di stanchezza soddisfatta, elettrica.
Ma è pur sempre stanchezza. Distanza. Distacco. Da me e dall'universo emozionale che mi gira intorno. L'emozione resta, ignorata ma non per questo meno presente, meno intensa. Sono malinconica e densa. Ed è di nuovo sera mentre mi chiedo di nuove dove finiscono i giorni.

martedì 2 dicembre 2008

fratelli di ossa

Sento il mio scheletro rivendicare il proprio diritto ad andare in crisi. E' un fenomeno strano e periodico, sensazione di irrigidimento che dalle spalle sale al collo e ai denti e poi scende lungo le vertebre, giù fino alla punta dei piedi. Se all'inizio sentire l'onda salirmi dentro mi terrorizzava, non avento tutto questo un nome o una diagnosi o un'esperienza comune, ora argino il panico frugando nella borsa alla ricerca di una tachipirina. Ci si abitua ad ogni cosa. E questo, se abbandono le mie crisi articolari per allargarmi ad una visione più ampia, mi toglie il fiato. Il mio spirito di adattamento è una risorsa ma anche un rischio, una minaccia, qualcosa da tenere d'occhio però potrebbe trasformasi da analgesico a veleno.
Mi dilungo. Farfuglio parole in cerca di sorriso e magari di qualche sfiorarsi di occhi e mani. Calore. I miei occhi vagano nella sera già scesa avidi di un seppur minuscolo segnale di vicinanza.
Le cose da fare, la cosa da dire, da mostrare e da dimostrare, non mi lasciano concentrare l'attenzione su nient'altro. Forse è meglio. Domani mi presento all'esame finale di ammissione all'esame finale. Sebbene la parola finale affiancata alla parola esame non sia altro che una contraddizione intermini. Mi approccio dunque a questo esame finale per l'esame finale.
Ogni segnale di vicinanza in questa sera di attese e di ossa rotte è bene accetto. Non siate avari. Se ci siete. Li fuori. In fondo, e io ne sono profondamente convinta, la vicinanza è sempre reciproca.
...

...non sai che tuttu fa parte di te
i pensieri si perdono e i tuoi occhi si illumineranno...

lunedì 1 dicembre 2008

palle di neve


Il cielo bianco sopra e intorno. Il freddo intenso fuori per strada e dentro questa stanza. Le parole superflue. I pensieri fluttuanti nell'aria gelida di questo dicembre. Leggera. Fredda. Incosistente. Come neve. Volteggio nell'aria per appoggiarmi appena sull'asfalto. E scioglermi. Sparire Diventare acqua e scivolare via, per chissà quali percorsi tortuosi e cicli di acque sotterranee e gelo e mare e nuvole e poi magari, forse, di nuovo neve. Dividere il mio corpo nelle minuscole parti dei suoi elementi, e tornare alla terra e al cielo, e poi rinascere di un corpo nuovo e uguale a me. Sento il bisogno, la voglia, di lasciarmi trasportare dal vento, di essere nuvole e pioggia e acqua e poi di nuovo cielo. Sento il richiamo primitivo dei sensi, la corrente emozionale che mi elettrifica le vene. E la ragione, il giudizio, il dovere, il pensiero, sono lo sfondo che mi si muove alle spalle. Il bisogno di lasciarmi sopraffare dalle sensazioni. L'esigenza di perdere la ragione. L'esigenza di sentire il sapore che ha. L'esigenza di guardarmi nel petto con la speranza di trovarci ancora qualcosa. Di ardente. Glaciale. Assoluto. Imperfetto. Spunta il sole. Scioglie la neve. Scende la sera. Congela i pensieri sui marciapiedi. Sono una fata. Una strega. Un angelo. Un'anima dannata.


spegni la luce, contagia il tramonto
hai troppe cose a cui pensare
per esempio che gli alberghi sono navi senza movimento
a quanto guasti dovrai riparare
quante invasioni dobrai contenere
ai fiori che si riproducono nel vento...
(PB)