Oggi ritorno a Milano. Un venerdì caldo di sole velato e nuvole all'orizzonte come promesse. Caldo, dicevo, e minuti di attesa alla fermata del tram. Risalgo a piedi la via Pisani, sterile e fascista nella sua architettura ostile. Scendo in metro, di corsa. 15 minuti al treno. Eppure sento che c'è qualcosa fuoriposto. Forse musica nell'aria. Nemmeno ci faccio caso talmente mi appartiene. Scritta sulla pelle, tra le ciccatrici e nei. Poi però ci faccio caso. Perchè le note sono quelle giuste, è il resto ad essere sbagliato. Il tempo. Il luogo. Il volume. Zompetto lesta sui passi e invece di scendere attraverso la piazza. Trasalgo. Una voce così dannatamente famigliare sulle labbra di uno sconosciuto. Singolare. Affascinante. La sensazione dico. In fondo sono io che mi sono appropriata di parole sue e le ho messe sulle mie, di labbra. Mi imbarazzo un pò. Ma resto. Ed è così che Manuel Agnelli mi ha fatto perdere il treno.
(Alla fine corro al treno successivo. Loro fanno un morso di PiccOlaIeNa. Oh yes. e io peso 10 kg di meno).
Amo Milano.