venerdì 12 dicembre 2008

la scusa del tempo

Credo di potermi definire introversa. Credo che il suono della parola, la sua natura aggrovagliata, illustri bene il concetto. Introversa. Forse per questo arriva sempre il punto in cui anche l'espressione scritta e semianonima, celata dietro le sembianze di una qualunque polpetta di riso, diventa difficile. L'inchiostro della mia penna è asciutto ultimamente per mancanza di tempo, per un certo timore nello spogliare di nuovo i miei occhi alla luce impietosa della rete e davanti al mio specchio. Quando hai cose da dire, universi interi da portare alla luce, da raccontare. Quando non ci riesci.

Oggi userò la scusa del tempo. Tempo che è troppo poco. Tempo dedicato anima e corpo alle cose che faccio, quelle cose che dovrò smettere di fare, quelle cose che fanno parte di quella vita che mi hanno fatto assaggiare per poi dirmi che non fa per me o, peggio, che non è quello che voglio. Ma come possa sapere qualcun'altro cosa voglio non ne ho idea, neppure io lo so. E lo so che non serve a niente fare le notti su questa stramaledetta cosa da finire in tempo, pensare, cambiare, riscrivere. Non serve a niente. Niente niente niente. Se non c'è posto per me, non c'è spazio, non c'è aria, non c'è una stramaledetta occasione. L'ho detto. Questo tempo è così, inutile, e io sono così incosistente da accettarlo.


Io. Non ho comprato nessun regalo e non ho nessuna idea. Ho le mani fredde. Le vacanze che arrivano mi fanno ancora paura e vorrei poterlo spiegare. Mi sembra di essere in ritardo sull'universo. Vorrei avere un bel naso e capelli come spaghetti. Vorrei uscire a fare un giro in centro per guardare Milano quando arriva Natale. Dicono che ho un brutto carattere. Secondo me non hanno capito niente.