sabato 3 maggio 2008

Oggi è sabato

Sono giorni così densi di parole che vorrei scrivere che finisco con il non riuscure a scrivere niente. La penna come un imbuto intasato non lascia uscire fuori il flusso morbido delle mie emozioni. Che restano dentro. Esplodono. E fanno percorrere la pelle da un milione di minuscoli brividi.
Oggi è sabato. C'è un solo giallo e rotondo nel mezzo di un cielo perfetto. Oggi è sabato. Io sono terrorizzata, fragile, incerta. Oggi è sabato. La verità è che non me ne frega niente: oggi è sabato e io sono innamorata.
...
Drinking mercury
To the mystery of all that you should ever seek to find
Lovely girl you're the murder in my world
Dressing coffins for the souls I've left behind
In time
We must never be apart

mercoledì 30 aprile 2008

pausa pranzo da single (ho ucciso paranoia)

Una vita da single. Comincia oggi. Una singletudine lavorativa, si intende. Il triplo uffixio è rimasto vuoto infatti, se non di me medesima, che ho prontamente messo in atto il trasloco alla scrivania con vista. Ed ora eccomi. Al nuovo posto che mi consente di tenere le luci spente e che mi da l'illusione di una vita nuova. E seppure non stia benissimo potrei star peggio e quindi va bene. Ve bene mi dico, mentre il mio stomaco mi si ritorce contro e, tutto sommato, mi sento un pò sola. E' difficile fare andrare dritta una giornata intera tutta da sola. Senza poterti concendere di inframmezzarla scambiandone un pò con chi ti è intorno sebbene, tuttosommato, tu non ti sia mai sentita veramente parte di qeusto qualcosa. ma, per lo meso, seduta sul margine, avevi qualcosa da stare a guardare. E, a dirla tutta, avevi qualcuno che ti teneva d'occhio. Gli esserini come me tendono a trovare confroto nell'avere qualcuno che li controlla. E quindi, scrivania a parte, la mia rinnovata singletudine mi fa paura. Ho paura di stare con me stessa. Possibile?
Lo so che negli ultimi tempi sto perdendo un pò di quell'equilobrio che avevo messo insieme, è un processo lento ma costante. Devo a tutti i costi arginare il fenomeno. Il fatto è che più ci provo più mi sembra di remarmi contro. E so che potrei rimepire chilometri con le mie ansie e angosce. E sarebbe inutile perchè scrivo sempre senza dire nulla veramente, parole che vogliono dire tutto e niente. Le lancio nell'etere sperando che qualcuno possa comprendermi ma non provando in nessun modo a farmi comprendere veramente. Mi rendo conto che la cosa non porta da nessuna parte. Mi rendo conto che sono troppo intimorita per poter essere esplicita e sincera. Davvero chiara e comprensibile. Davvero sincera, fino in fondo. Non che io menta. Non dico. Tratteggio. E delle volte mi chiedo scrivere a che serve.
A qualcosa serve. Mentre mangio il mio primo pranzo single alla scrivania. Serve a tranquillizzarmi. Serve lasciare uscire da me, attraverso le dita, le mie angosce, almeno in parte. Serve a vedere scritto, seppur confusamente, ciò che mi spaventa. Delle volte quello che ci fa paura appare ridicolo alla luce del giorno. Serve a tirare fuori gli echi dei pensieri cupi che mi rimbombano in testa ed essere finalmente libera di pensare ad altro.
...

...
Il cielo sa un pò di sole e un pò di nuvole scure. Mi piace come appare. Mi piace che faccia ancora un pò freddo. Mi aspetta qualche giorno di vacanza. Del tempo per me. Del tempo per noi. Del tempo per le persone cui voglio bene. Del tempo leggero e chiaro d'estate, nonostante tutto. Potrei rimanere terroirzzata di fronte a questa prospettiva e vivere male questi giorni per poi rimpiangerli quando saranno finiti. Ma non è questo il caso. Stavolta no.
Sarò tranquilla. Sarò serena. Vivrò ogni attimo, ogni colore. Senza lasciarmi sopraffare dalle vecchie angosce, dagli scheletri stipati dentro il mio armadio. Quello è il passato e prima o poi anche lo scheletro si consuma. Cenere alla cenere. Sarò quella che sono, nè più nè meno. E mi starà bene così. Chiudo i fantasmi fuori dalla mia finiestra. Anzi, facciamo che chiudo dentro loro e vado fuori io. Questo è quello che mi prometto. Questo è quello che spero. Mentre reindosso la mia maschera di efficienza e diligenza e mi rimetto al lavoro tutta seria. Nel mio ufficio da single. Tutta sola, ma forse qualcuno a tenermi d'occhio c'è.

Domani andrò al mare.

lunedì 28 aprile 2008

cambia la musica

Piove. Piove dentro questa sera dai colori chiari. Piove di gocce sottili. Piove. E io mi sento come se fossi dentro quelle palle di vetro con la neve. Agito un pò e guardo la neve cadere. E io in mezzo. Seduta a gambe incrociate dentro questa sra perfetta di pioggia e stanchezza. Polly Jane suona dentro nella mia stanza The river e io sono pronta. Mi prendo il tempo per guardarmi negli occhi. E per affrontare una cosa alla volta. Un problema alla volta.
Delle volte mi ritrovo a pensare di essere una bugiarda. Delle volte non sono sicura di meritare quello che ho. Delle volte ho paura di stare nel mezzo di un enorme ed involontario inganno, sempre sul punto di essere mascherata. Non è facile sentirsi così. Soprattutto quanto sai che questo è il momento di dimostrare anche se, miodio, è sempre il momento di dimostrare. Sono sempre in forse, sempre precaria. Vorrei trovare la mia collocazione nel mondo, nel mondo adulto. Ventotto anni e ancora sospesa nell'incertezza, ho provato un milione di strade, le ho percose tutte fino in fondo ma mi sembra di girare in tondo. Non sono sicura di cosa sia quello che voglio ma la cosa peggiore è che non so cosa posso fare. Sono incapace di stabilire obiettivamente quello che valgo. Se punto troppo in alto e finisco col non arrivare a nulla? Se mi accontento e spreco qualcosa che vale di più? Se. Se. Se. Delle volte mi sembra che non mi importa cosa sia, basta che sia qualcosa. Basta aspettare. Ho sette mesi di tempo per trovare il mio posto. E questo modo di pormi non è certo un bel punto di partenza per farlo. Nè tantomeno per affrontare gli altri miei problemi.
Cionostante ora va meglio. Ho sputato un rospo. Guardati ragazza, sei così. Ti vedi? Beh, cambia la musica.
And they came to the river
And they came from the road
And he wanted the sun
Just to call his own
And they walked on the dirt
And they walked from the road
til they came up close
Throw your pain in the river
To be washed away slow

in pista

Mi si apre un ristretto ventaglio di scelte: due. La prima è sentirmi senza peggio, in crescendo fino a stasera, buttanto nel cesso questa giornata e schicciando a ripetizione lo scarico per farla ndar giù bene. La seconda è prendere a calci queste sensazioni pessime e rimettermi in pista, da adesso, salvando questa giornata che appare senza speranza. Io mi rimetto in pista. Vedremo.

ieri

Questi giorni sono stati strani. Morbidi e scabri allo stesso tempo. Un insieme di immagini ritagliate e incollate insieme. Immagini che non c’entrano nulla l’una con l’altra. Ho messo l’hennè sui capelli e nello stereo un cd di Bob Dylan. Sono in guerra con un raffreddore che credevo fosse allergia ma forse è anche raffreddore. Non so. Sono in guerra con i fantasmi della me stessa peggiore. Ed è sempre complicato. Ma ci provo.
Io ho un modo di essere crudele. Anche quando avrei tutti i motivi per stare bene non ci riesco. E lo detesto. Non posso accettarlo. Voglio un po’ di serenità. Mi spetta. E me prendo. Me la devo prendere. Essere nemici di se stessi è la cosa peggiore, è una situazione insostenibile. Mi faccio un po’ rabbia e un po’ tenerezza. Vorrei nascondermi, farmi piccola, riportare indietro il tempo. Ma è ora di crescere, senza dubbio. E in quei momenti, adesso, mi metto a scrivere perché è l’unica cosa che so fare.
Una volta vorrei riuscire a scrivere del mio peggio. Di quella me stessa senza parole e senza musica. Per guardarlo negli occhi e finalmente liberarmene. Sarebbe il mio V day. Ma oggi, ci ho provato, non ci riesco. Troppe paure, troppi segreti. Oggi mi accontento di vagheggiare un po’ e di stare tranquilla. Ad accettare questo po’ di felicità senza farla a pezzi col mio bisturi affilato. Domani è lunedì.

How many road must a man walk down...