venerdì 25 luglio 2008

Stasera

La mia testolina inquieta mi farfuglia di fregarmene, chè stasera vado al mare. Il pomeriggio esplode tra le mie mani, restano solo macerie da seppellire nella terra fresca della sera. E stasera, guarderò l'autostrada correre nera sotto i miei piedi. E stasera, respirerò l'aria salmastra del tremonto. E stasera, sentirò sulle labbra il sapore della serenità. E staserà, camminerò lenta lungo la linea del mare, coi pensieri a librarsi alti sopra la mia testa. E chiuderò gli occhi. E cercherò di non dormire per prolungare il tempo passato ad ascoltare. Il rumore. Del mare. E queste giornate aspre, frenetiche, stanche e nervose sembreranno passato remoto. E non farò altro che lasciarmi annegare. Nel presente. Nella sera. Stasera.
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martedì 22 luglio 2008

Stanca

La stanchezza è qualcosa di strano da sentirsi addosso. I giorni si rincorrono veloci come filastrocche da bambini, le notti troppo brevi permettono a malapena di riprendere fiato, ed è già mattina. Una mattina precoce di spazzini e treni mezzi vuoti, di aria ancora fresca, di caffè cattivi al bar della stazione, di musica alta nella orecchie e occhi perduti fuori dal finestrino. I cortili dell'università si svuotano di studenti in pantaloni corti, il calendario mi ricorda che è il ventidue di luglio e mi rendo conto di aver perso il conto delle stragioni. Mi chiedo cosa farò delle mie vacanze e io non so mai che dire. Ci sono troppe cose che devo fare e per quanto io faccia mi rendo conto di essere in ritardo sul resto del mondo. E di essere dannatamente stanca.
Mi sento addosso resposnabilità che non sono mie. Mi sento dietro le spalle critiche che non merito affatto. Incendo dentro questi giorni col mio passo timido e fiducioso. Sono quasi certa che l'onestà non paghi. Sono certa di essere onesta, trasparente come cristallo. Ma in un mondo in cui tutti ingannano e temono di essere ingannati il cristallo finisce in frantumi. Vorrei essere altrove. Vorrei non essere così stanca.
La sera arriva improvvisa come una carezza, ma mentre cammino sulla strada di casa mi sento in colpa per tutte le cose che devo rimandare a domani. Sono stanca da aver voglia di piangere. Sono così stanca da diventare rognosa come una bambina stanca. Annego la sera in qualche chiacchera con mia madre e un pò di gelato con pochi grassi, cercando almeno di non farmi prendere da inutili sensi di colpa alimentari. Annego la sera nella sua voce al telefono, confortante e troppo lontana. Da me. Annego la sera in un film in tv, nelle pegine dell'ennesimo libro. Spengo la luce. E mentre ascolto i rumori delle notti d'estate mi sento bene, la mattina sembra finalmente lontana. I sogni addormentano la mia stanchezza per un pò.

lunedì 21 luglio 2008

diciannove

Tengo gli occhi sulle mie dita lunghe e nervose. Inquiete. Il sole su Milano va e viene, coperto da nuvole bianche da fumetto. Seduta sullo scalino del cortile misuro l’intensità del flusso radiante di questa giornata di luglio, in piena luce (14) e quando il sole si vela (5). Il sole, tradotto in numeri, non è altri che questo. Questo lunedì di luglio riassunto in un paio di misure.
I numeri sono solo un altro alfabeto, basta saperli leggere. I numeri, come le parole, dicono solo la verità che uno ci vuol leggere dentro. I numeri, come le parole, non sono la verità.
Tengo gli occhi sulle mie dita lunghe e nervose. Inquiete. Aspetto che i fatti succedano. E penso ai numeri con comprensione, come me ingranaggi del meccanismo complesso delle cose. Come me bugiardi, loro malgrado. Nonostante affermino una verità evidente, loro malgrado, in silenzio.
I numeri che popoleranno i miei sogni stanotte. E mi sveglierò con addosso quel senso di inquietudine addosso. E sentirò il vento soffiare sui miei piedi. E resterò sveglia per prolungare la notte. Solo un poco. Tenendo le mani sotto il cuscino.
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