sabato 6 giugno 2009

La QuiEte.

Seduta davanti al computer cerco un pò di voglia. Ho messo un vecchio cd sul piatto. Ho messo una maglietta enorme addosso. Ho incrociato le gambe. Ho sborgliato i pensieri. E ne è sgorgato fuori un mare inquieto, acque limpide ma fredde e percorse dalle correnti. Cieli tormentati. Vorrei essere la primavera. Vorrei essere le acque quiete di certe giornate di sole viste chissà dove. Invece sono sempre vento, temporale. Delle volte stanca. Sfinisce. Sfibra. Non so essere in nessun altro modo e questo mi fa incazzare. Ogni volta che guardo il cielo e mi sento sconvolgere dentro. Ogni volta che un colore, un odore, una sfumatura di luce mi sfiora i pensieri come un volo di farfalla. Mi prende allo stomaco. Apre voragini. Trombe marine. Tifoni tropicali. And so on.

domenica 31 maggio 2009

Domenica. Niente ponte.

Vento. Vento che fa cantare gli alberi e rabbrividire la pelle. Vanto che porta in giro nuovole prima bianche e poi più scure. Vento che fa sbattare le porte nel silenzio del pomeriggio. Vento che fa vibrare gli inutili cartelloni elettorali. Vento che squote i miei rami e le mie radici. E mi fa cantare e rabbrividire.
E il cielo sopra la testa si fa da azzurro a bianco. E poi grigio. Forse pioverà. Forse. Verrà la sera, portata dal vento e portandosi dietro, forse, un poco di pioggia.
Domani smetto i miei panni di malata d'estate. Termometro, medicine e montagne di fazzoletti di carta. Un colpo d'aria. Condizionata. Di freddo sintetico, velenoso. Posticcio come la febbre d'estate.
Il caldo si è spento come la mia febbre. E adoro questo vento. Questa luce smorzata. Questo clima che ammorbidisce i toni, smussa gli spigoli.
Sono stata sola in questi giorni. Sola e sopravvissuta. A me stessa. Al tempo lento delle ore malaticce. Domani mi rigetto nel nauseante vortice dei treni e delle coincidenze mancate. Domani reindosso i miei vestiti e gli orpelli e le maschere e i cartelli coi nomi giusti da appuntarmi al petto. Domani esco. Ma so che, ora, posso tornare. A casa.