martedì 16 dicembre 2008

il mio ruolo

Oggi ho una voglia terribile di sgusciare fuori dalla mia pelle ed andare a fare un giro fuori, dentro l’aria fredda e la pioggia. Oggi il mio corpo è di piombo e filo spinato.

I postumi di una notte insonne a svolazzare di pensiero in pensiero, seduta sul letto, vagante a piedi nudi sul parquet e poi impegnata in più seri tentativi di addormentamento: fianco destro, sinistro, pancia in giù, pancia in su e combinazioni più articolate. Premesso che nel buio della notte i pensieri sembrano acquistare velocità doppia oltre alla pericolosa tendenza di tingersi di grigio, la nottata non è stata del tutto inutile.

In questi giorni sono senza pace, perdutamente a disagio, completamente disallineata, inefficace, scoordinata e anche un po’ triste, via. Non che la notte mi abbia resa migliore ma, per lo meno, mi ha concesso di mettere un nome a questa inquietudine, di guardare alle cause della mia rovinosa caduta nel pendio dell’ansia e della confusione. Cause che sono, tra parentesi, irrisolvibili, inamovibili e pure un pochetto devastanti. C’è poco da fare insomma. Ma conoscere il nemico dovrebbe pormi in una posizione di vantaggio. Forse.

Mancano 5 giorni lavorativi al termine del mio mandato diciamo, alla perdita del mio ruolo, alla fine di questo periodo della mia vita. Il fatto di potermi trattenere qualche mese in veste di non si sa che è una consolazione solo in parte. Scarsamente efficace se posso permettermi un commento. Come sia possibile che io mi ritrovi qui, di nuovo a questo punto, non ne ho idea. Come mi sento? Beh, mi sento uno schifo. Mi sento come se non valessi niente. Mi sento come una che continua a girare in tondo. Ho ottenuto una lista di titoli e qualche pergamena da attaccare al muro. Tutto qui. La fatica, l’impegno, l’entusiasmo, i giorni e le notti, le estati e gli inverni sembrano non essere serviti ad altro. La lista delle mie colpe pare essere piuttosto folta: essere vicina ai trenta, avere una vita e degli interessi variegati, avere delle ovaie e, delle volte, essere troppo qualificata, oppure avere i titoli ma non l’esperienza, oppure non avere il nome o il cognome o chessà che altro, insomma, non sto qui a dettagliare ma c’è ampia scelta. Questo è un buon argomento per restare svegli la notte pieni di ansia e cattivi pensieri. Uno dei tanti. Efficace. Poi ho quella perversa tendenza a non trovarmi scuse, voglio dire, a prendermi la colpa. La mia. E anche quella che non mi compete. tanto per nn sbagliare. Vorrei solo un'occasione, il mio posto nell'universo, e nell'attesa mi faccio venire l'ulcera.
Non so se mi sento meglio adesso. Forse. Proverò con le pecore stasera. A contarle dico. O con le onde del mare. O fare vinta di essere vento, per sgudiscare fuori da me e volare via. Notte. Pioggia. Nuovole. E, sopra, le stelle.

lunedì 15 dicembre 2008

xmas carol

Metti che Natale arrivi con la pioggia. E tu sei li guardi che guardi piovere da dietro i vetri. La città satura di acqua piovana, il cielo gonfio, i rami pesanti degli alberi spogli. Un colpo di vento e comincia a piovere contro ventri. Contro il vasetto di yogurt ai mirtilli messo sul davanzale. Oggi è il quindici dicembre. E' quasi inverno. E' quasi Natale. E tu sei così dissociata, estranea. Proprio tu, fatina delle nevi e dei natali passati. O forse no. E ti viene da chiederti da quanto tempo questo non è più vero. O magari è troppo vero per non fare male. E ne prendi le distanze solo per non provare quell'intensità dolorosa che ha. Non saprei. O forse sì. E intanto piove. E si accendono le luci. E cambiano le parole e le voci nei corridoi. E arriva sera. E un altro giorno è scivolato via. Mentre mi vistano i fantasmi dei natali passati e dei natali futuri e io cerco di venire a patti col presente.
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