Gocciolano via gli ultimi giorni di questa mia estate. Strana. Bella senza rimedio. Breve da morire. On air Miss Sarajevo. Addosso calzoncini e canottienina, infradito, in sintonia con questa giornata. Con questa estate calda di sole e azzurro che non vuole arrendesi ai colori di settembre.
L'estate è questa per me: il dolce timore di sentirla arrivare, sentirla sciogliere i colori dei miei inverni e farsi beffe delle mie certezze, confondermi, per poi lasciarmi piena di malinonia nel guardarla andar via, goccia a goccia, da me.
Troppe le cose che vorrei riuscire a scrivere in questi giorni per poter scrivere una sola riga che valga la pena leggere. Domande e pensieri che galleggiano nella luce calda del mattino. La realtà da cui mi lascio sfiorare appena prima di lavarmela di dosso e di lasciarla scivolar via nello scarico della doccia. Un tentativo di restare qui, in questo attimo di luce, in cui mi sembra di vedere le cose dannatamente meglio. In cui vorrei, potrei, farei. Ma è solo congiuntivo.
...
...Bisognerebbe avere più tempo. Bisognerebbe trovare il modo di rallentare il tempo. Bisognerebbe camminare. Bisognerebbe poter vedere l'orizzonte. Bisognerebbe guardare i colori. Bisognerebbe ascoltare i suoni. Bisognerebbe ascoltare il silenzio. Non necessariamene bisonerebbe, diciamo che più che altro lo vorrei.
Vorrei trovare il mio spazio, il mio tempo, i miei colori, il mio posto. Ora che tornerò nel foglio a quadretti dei giorni, delle strade sature di movimento, degli orologi, del fruscio elettrico degli uffici, dei vagoni dei treni, della realtà. Forse è reale solo ciò che facciamo essere reale. Voglio dire: forse potrei essere davvero quello che voglio essere. Forse. Non so.
Questa inquietudine è quello mi lascerà addosso questa estate. L'inquietudine. Il desiderio di trovere il mio posto. Di essere vera. Oltre ad una discreta abbronzatura e alla nuova simpatia per il vino che, francamente, non mi era mai piaciuto. Miracoli estivi.