martedì 15 luglio 2008

ovunque proteggi

Quello che vedo dentro quella sua morbidezza di bambina eterna. Nelle sue mani da tenere strette. Nei suoi capelli colore del grano. Nei suoi occhi azzurri. Quello che vedo sono cieli senza nuvole, sono acque cristalline, un campanile che suona una domenica mattina d'estate, una campo di margherite, il sapore di una pesca dalla buccia rossa, prati di erba verde e rugiada.
Quello che sento, io, bruciarmi gli angoli degli occhi è il desiderio di proteggere, custodire, mettere al sicuro quel cielo limpido d'estate, quelle piccole mani, quella dolcezza senza filtri, quei sorrisi sbiechi, improvvisi, sinceri. Ma sono occhi che hanno sete di vita e chiamano la libertà di viverla.
Quello che sento io è la paura di scorgere il dolore dietro quello sguardo, la paura, la solitudine per colpa quella sensibilità intensa e totale. Da togliere il fiato. Un bagliore accecante.
Quello che sento, io, è la consapevolezza che non la conoscerò mai veramente. E non per la sua incapacità di esprimere se stessa, ma per la mia incapacità di comprendere.
Quello che sento, io, è il totale smarrimento, di fronte al mistero della vita. E incapace di fare altro mi viene da chiedere a questo Dio, se esiste, di metter al riparo dal dolore quel sorriso strano, di saziarlo d'amore.
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lunedì 14 luglio 2008

è stato bello

Ci sono notti che vorresti non avessero fine. Notti in cui il buio e il bozzolo delle lenzuola sono un rifugio, un nascondiglio. Notti di vento e temporale. Notti lunghe ma troppo brevi quando l’alba ti prende alle spalle. E seduta sul pavimento, con le gambe nude allungate e la schiena appoggiata al letto, resti davanti alla finestra aperta a guardare. A guardare le nubi scontrasi sullo sfondo di un cielo atlantico, mentre la luce del giorno ha la meglio sulle ombre.
Ci sono notti che si trasformano in giorni complicati. E vorrei essere rimasta tra quelle lenzuola, con gli chiusi e i sogni nascosti al sicuro sotto le mie palpebre. Giorni come oggi in cui il tempo incalza portandosi dietro mille domande a cui non so rispondere. Il mio tempo non è più mio. Io non sono più mia. Un’attrice muta che cammina nel vento di questa mattina con un ombrello di carta. La bomba acca del futuro pronta ad esplodere sullo sfondo. Silenzio. Solo una musica suonata dal vento. Solo io. Sola.
E non so chiamarti. E non so sentire la tua risposta. Mentre la chimica della nostra distanza mi brucia la pelle e gli occhi. Non so dove sei. E vorrei tanto mi tenessi un po’ vicina adesso. Adesso. Che non sono certa di dove sono io. Adesso. Di cosa voglio. Di cosa posso. Di cosa devo. Potessi me ne andrei. Altrove. Ma a volte potere non è abbastanza. A volte. Mi ritrovo a restare aggrappata vigliaccamente a quello che c’è qui adesso. A quello che non c’è forse. A quello che vorrei ci fosse. [Spudoratamente cito]. E mi manca l’aria. E penso a stasera quando avvolgerò tra le lenzuola questo mio momento incerto e lo farò addormentare.
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Questo finesettimana sono stata al mare [onde, acqua, sale, vento, sabbia, sole, nuvole, ulivi, silenzio, gabbiani, profumo di pane, limoni, tonno crudo, doposole, caffè, oleandro, lungomare, alba, tramonto, sentirsi a casa]. È stato bello.