mercoledì 26 marzo 2008

Brand New Girl

Completamente naufragata nell’inganno di questa primavera ugualmente piena di sole e luce che di vento glaciale. Mi stringo invano nel mio inefficace maglione azzurro. [Ho freddo].
Incrocio le braccia fino sulla schiena e lancio allo specchio un sorriso folle in una versione in zucchero e miele di un pazzo in camicia di forza [il risultato, lo ammetto, è mediocre]. Il ghigno si spegne in un’espressione stanca, di occhi rossi per il vento e lucidi per il peso di questo periodo. Passerà. Lo farò passare.
Al diavolo, Roma non è stata costruita in un giorno. Ci vuole pazienza. [Portare pazienza, tenere duro, cose così]. Ma delle volte ci vuole anche un elettroshock perché la calma, si sa, è la virtù dei morti. [...].
Collego i cavi alla presa di corrente. Positivo a sinistra. Negativo a destra. La scarica arriva come un pugno nella spina dorsale, come un serpente da domare e ingoiare, come [me lo concedo] un calcio nel culo. Un abbassamento di corrente fa tremare le luci. Buio. Black out. Respiro riempiendo i polmoni fino a scoppiare con un rantolo piuttosto inquietante [roco]. Respiro di nuovo. Scossa [ah ah] ma viva atteggio le labbra ad un mezzo sorriso.
Pazienza, comprensione, calma, empatia, perdono e tutto il resto funzionano di certo [non ho dubbi]. ma l'attesa è veleno per i miei nervi [come mangiare diserbante a colazione]. Io, delle volte, mi ritrovo a riconsiderare i meriti di un dito infilato nella presa di corrente. Non ho pazienza adesso. Non voglio aspettare. Ho fretta. Voglio tutto. Adesso. Voglio essere nuova. Brand new.
...



martedì 25 marzo 2008

I don't believe in an interventionist God...

Mi brucia addosso questa giornata. Mutevole come il cielo di questi giorni [sole e tempesta]. Densa come cioccolata fusa. Ed ugualmente nauseante ed insieme deliziosa. Il rischio di sfiorare il patetico [o peggio, di sprofondarci dentro] era massimo sin dalle prime luci di questa alba nevrotica di vento e primavera. Ed io sono saltata nella piscina della peggiore ansia con un atletico tuffo di testa, senza neppure tappare il naso. E sono sguazzata nelle mie angosce liquide fino a non sopportami più, per poi uscire come se nulla fosse, infilarmi i vestiti senza neppure asciugarmi troppo bene e riprendere da dove ero rimasta. Se ho sguazzato nel patetico almeno nel mio sguardo non ne resta traccia. Ed eccomi.

La cosa fantastica di arrivare a toccare il fondo [della suddetta piscina, si intende] è che poi posso usare i piedi per darmi un colpo abbastanza forte da riportarmi a galla. E [miodio] respirare. E sebbene tutto sia confuso identicamente a prima non ho dubbi adesso sul fatto di avere in tasca una soluzione. Una. Meglio di niente immagino. Perchè a guardare le cose con gli occhi aperti ed un minimo di attenzione non è poi così difficile vedere che se la soluzione non viene da me allora non può venire da nessuna parte. E se è vero [come è vero] che non esistono problemi privi di soluzione allora quella io la devo avere da qualche parte.

Quindi. In sintesi. Io sono il problema. Io sono la soluzione. Tutto sta nel tirar fuori le carte giuste al momento giusto. Sulla fiducia punto tutto e rilancio. Resto in partita.

Nel frattempo ho ripreso il controllo delle mie dita, dei miei occhi, delle mie mani, delle mie labbra. Di questo corpo odiato e odioso e ritorna mio [mioaccidenti]. Non è questo il momento di annegare. Non lo è mai.

Mi farfuglia in testa il folle pensiero che possa andare tutto bene. Che io possa [con queste stesso corpicetto e con la testolina annessa] riuscire a fare andare tutto bene. Se non io chi altri? E prometto. Prometto promesse che croccano come mandorle caremellate sotto i denti. Promesse che gridano il loro suono dolceamaro. Promesse da mantenere. Prometto. Prometto. Prometto. E tutto sembra già più leggero. E tutto sembra già più vicino. In fondo non si può annegare tutte le mattine.

Per quanto il pensiero possa essere spaventosamente crudo è tutto tra le mie braccia. Inutile cercare altrove. Mi perdoni il maestro se ho farfugliato impropriamente le sue parole, ma è la sua musica che mi rimbalza in testa mentre prendo a calci i miei bad seeds.