Completamente naufragata nell’inganno di questa primavera ugualmente piena di sole e luce che di vento glaciale. Mi stringo invano nel mio inefficace maglione azzurro. [Ho freddo].
Incrocio le braccia fino sulla schiena e lancio allo specchio un sorriso folle in una versione in zucchero e miele di un pazzo in camicia di forza [il risultato, lo ammetto, è mediocre]. Il ghigno si spegne in un’espressione stanca, di occhi rossi per il vento e lucidi per il peso di questo periodo. Passerà. Lo farò passare.
Al diavolo, Roma non è stata costruita in un giorno. Ci vuole pazienza. [Portare pazienza, tenere duro, cose così]. Ma delle volte ci vuole anche un elettroshock perché la calma, si sa, è la virtù dei morti. [...].
Collego i cavi alla presa di corrente. Positivo a sinistra. Negativo a destra. La scarica arriva come un pugno nella spina dorsale, come un serpente da domare e ingoiare, come [me lo concedo] un calcio nel culo. Un abbassamento di corrente fa tremare le luci. Buio. Black out. Respiro riempiendo i polmoni fino a scoppiare con un rantolo piuttosto inquietante [roco]. Respiro di nuovo. Scossa [ah ah] ma viva atteggio le labbra ad un mezzo sorriso.
Pazienza, comprensione, calma, empatia, perdono e tutto il resto funzionano di certo [non ho dubbi]. ma l'attesa è veleno per i miei nervi [come mangiare diserbante a colazione]. Io, delle volte, mi ritrovo a riconsiderare i meriti di un dito infilato nella presa di corrente. Non ho pazienza adesso. Non voglio aspettare. Ho fretta. Voglio tutto. Adesso. Voglio essere nuova. Brand new.
Incrocio le braccia fino sulla schiena e lancio allo specchio un sorriso folle in una versione in zucchero e miele di un pazzo in camicia di forza [il risultato, lo ammetto, è mediocre]. Il ghigno si spegne in un’espressione stanca, di occhi rossi per il vento e lucidi per il peso di questo periodo. Passerà. Lo farò passare.
Al diavolo, Roma non è stata costruita in un giorno. Ci vuole pazienza. [Portare pazienza, tenere duro, cose così]. Ma delle volte ci vuole anche un elettroshock perché la calma, si sa, è la virtù dei morti. [...].
Collego i cavi alla presa di corrente. Positivo a sinistra. Negativo a destra. La scarica arriva come un pugno nella spina dorsale, come un serpente da domare e ingoiare, come [me lo concedo] un calcio nel culo. Un abbassamento di corrente fa tremare le luci. Buio. Black out. Respiro riempiendo i polmoni fino a scoppiare con un rantolo piuttosto inquietante [roco]. Respiro di nuovo. Scossa [ah ah] ma viva atteggio le labbra ad un mezzo sorriso.
Pazienza, comprensione, calma, empatia, perdono e tutto il resto funzionano di certo [non ho dubbi]. ma l'attesa è veleno per i miei nervi [come mangiare diserbante a colazione]. Io, delle volte, mi ritrovo a riconsiderare i meriti di un dito infilato nella presa di corrente. Non ho pazienza adesso. Non voglio aspettare. Ho fretta. Voglio tutto. Adesso. Voglio essere nuova. Brand new.
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