mercoledì 2 aprile 2008

brainfree

Un vento secco e appena freddo ha soffiato via quel velo di nuvole opprimente che, in effetti, mi opprimeva. Lancio un sguardo all'orologio. Stasera abbandono la nave presto e questo pensiero ha cancellato le ultime perturbazioni che indugiavano sopra la mia testa. E' mercoledì, e sta per finire. Apro la scatola cranica con un cacciavite, estraggo il corpo rosa e pulsante del cervello in tensione e lo lascio qui sulla scrivania. Stasera non voglio pensare. Al lavoro, al futuro, al passato, al tempo, al dovere, al diritto, alla ragione, al torto, al senso di colpa e a tutto il contorno. Stasera tengo addosso solo un pò di emozioni e chilometri di pelle, un paio di labbra screpolate dal vento e dieci dita lunghe e fredde. Il resto può restare qui chiuso fino a domani.
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martedì 1 aprile 2008

toothpaste addict

18.19-Esco dal bagno delle donne furtiva, con in mano spazzolino e dentificio alla menta. Lavare i denti mi fa sentire meglio. Pulita. Ordinata. Smagliante. Anche quando mi sento così stramaledettamente confusa. Avrei dovuto farlo prima. Dovrei farlo ad intervalli regolari. Dovrei farlo sempre. Dovrei scandirci la vita a spazzolini e dentifrici.
E' una bellissima giornata ed ho la spiacevole sensazione di essermela persa. Deve essere la primavera, o il nuovo fuso (orario), o il metabolismo, o il bioritmo, o venere in pesci, o la luna nera o qualcosa. Deve esserci una ragione al mio stato confusionale.
So solo che certi giorni l'unica cosa che davvero mi fa star bene è infilarmi tra le coperte e sciogliere le mie inquietudini tra le pagine di un libro, mentre i muscoli si rilassano piano e piano e tutto quello che è reale perde forma. E io scivolo via. Altrove. Con i denti dannatamente puliti.

lunedì 31 marzo 2008

backed potato

Un lunedì di tempo incerto nel mezzo di un periodo piuttosto incerto per conto suo. Non tutti i lunedì sono abbaglianti di entusiasmo, delle volte si comincia con la gomma bucata e allora la strada appare tutta in salita. Non ho mai cambiato un gomma ma credo che si possa fare tutto nella vita, basta provare [non sopporto chi sostiene di “non essere capace di”]. Certo, se il sabotatore di turno mette chiodi sulla tua strada allora ti succede di sentirti un po’ irrisolvibile.
Sconfortantemente interminabile l’elenco delle cose da fare mi fissa con occhi di ghiaccio. Periodicamente qualcuno entra per appuntarmi sulla fronte una scadenza o per aggiungere qualcosa alla lista [come le gocce cadono da un lavandino che perde]. In un giorno normale forse non ci farei caso ma oggi la processione dei miei creditori di tempo e lavoro mi angoscia e mi rende ancora più inquieta del normale [id est: supero la soglia di allarme in modo progressivo e preoccupante]. E, tra le altre cose, mi sento in colpa come una ladra [Ladra di tempo]. Dovrei concentrarmi, lavorare di più, lavorare la sera, il weekend, sul treno. Mi sembra di perdere un sacco di tempo, di sprecare pensieri ed energia. Di disperdere le mie energie in un’attività frenetica e convulsa, senza conclusione. Anche adesso, a volte giudicherei tradurmi in parole una semplice “tiratura di fiato”, oggi mi fa sentire la peggior criminale. Sconfort. Disconfort.
È come se avessi di fronte una folla di pensieri urlanti a contendersi la mia attenzione. Mi viene da gridare [o da tacere per sempre] solo a guardarli. Senza pensare a quelle sensazione terribile che mi prende e mi fa sentire completamente estranea al contesto, come se fossi qui per un gigantesco equivoco. Ho i giorni contati. La mia ragione pure. Finirò a infilare perline in qualche isola tropicale e allora, forse, mi godrò un po’ di pace.Correggo la mia bottiglietta d’acqua con un tot di passiflora, biancospino & escolzia sapientemente miscelati. E mi rimetto a fare fare fare fare. Al resto ci penserò, forse, più tardi.
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domenica 30 marzo 2008

the sky lit up

Mi muovo cauta in questa domenica di primavera, cercando di renderla più tenue che posso. I capelli si asiugano al vento leggero che entra dalla finestra socchiusa. Ho rimesso is this desire per la terza volta [E' strano il modo in cui la musica che hai amato prima poi finisci per amarla di nuovo]. Leggo un romanzo nel quale Kant è appassionato di fatti di sangue [Sarà stato davvero così?]. Ho deciso che era ora dei calzonici corti e guardo con orrore le mie gambe allungate sul divano bianche, bianche, dannatamente bianche [cloro malefico].
Dipingo l'aria a toni tenui. E penso a come sono, a come mi succede di essere. A come mi riesce di essere peggiore con le persone che amo di più. A come mi riesce di perdere il poco tempo che abbiamo da dividere. Non so neppure se chiedere scusa abbia davvero significato. Oppure se l'unico modo è stringere più forte e, per questa volta, stare in silenzio.