venerdì 8 agosto 2008

Milano. Otto. Otto. Duemilaotto.

Un caldo pomeriggio di agosto. A Milano. I viali deserti attorno all'università. Serrande abbassate. La stazione di Lambrate piena di luce e di silenzio. Molte cose dentro la mia pelle. Oggi. Troppe cose. Dentro questa strana estate. Di attese. Di paure. Di sensazioni intense. Senza nome.


martedì 5 agosto 2008

e tornino a scoppiare a ridere...

Un vento leggero sfiora appena la mia giornata. Oggi. Il mio scheletro è messo a dura prova da queste notti di afa e ventilatori, finestre aperte, cuscini e lenzuola. Le spalle rigide e il collo bloccato mi mettono addosso una sensazione di fragilità, nel modo al tempo più e meno ingegneristico del termine.
L'estate. L'estate è al contempo aceto e miele. Zucchero e sale direbbe forse qualcuno.
La scrittura è stentata di questi tempi. Il paradosso delle giornate lunghissime e della mancanza di tempo. O del provare a non averne, a non trovarne, per non pensare troppo. Per non soffermarmi a guardami. Negli occhi.
L'estate lascia riaffiorare in superficie sensazioni ed immagini. Inquiete. Ansiose. E anche se razionalmente riesco a vedere che va tutto bene, a vedermi, non riesco ad ignorare la loro ombra. Ma va veramente tutto bene? Un'ombra fastidiosa e scura che colpisce la mia serenità al cuore, che mi incolla addosso quell'inquietudine senza riposo che riesce inevitabilemnte a rovinare ogni cosa.
Credo che ognuno abbia i proprio fantasmi. O, almeno, lo spero. Visto che io i miei li ho, e fatico a tenerli chiusi dentro gli armadi. Dentro gli specchi. Più che altro cerco di conviverci, come una sensitiva dentro una casa stregata.
Shh, è tutto a posto. Sussurrano le mie labbra. Shh. Per poi stendersi in un sorriso sghembo. Shh, è tutto a posto. Dentro lo specchio.
....... con me nn devi essere niente...

lunedì 4 agosto 2008

Scrivere di me

A volte le parole scivolano fuori fluide dalla penna, con inchiostro di acqua fresca e vento. A volte la penna non scrive affatto, o solo a tratti. E quello che ne esce è solo un foglio scarabocchiato. Quando la mia penna non scrive l'incapacità di esprimermi mi fa sentire sola. Mi fa sentire addosso un silenzio che batte dentro lo stomaco e non mi fa sentire bene.
Un silenzio che nasconde litri di parole inespresse che si mescolano e si confondo. Per lasciarmi, infine, un pò triste a guardare il soffitto. Riuscire a scrivere qualcosa qui a volte ha il potere di farmi sentire meglio. Riscuire a scirvewre liberamente. Riuscire a svuotare il vaso dei miei pensieri. E seppure il risultato può spesso essere privo di armonia e di grazia, e di un qualsiasi valore, io finisco ugualmente per sentirmi meglio.
Oggi non riesco a stare meglio. A scrivermi con sincerità, anche per incomprensibili immagini. Non ci riesco. E mi sento confusa. E un pò strana. E adesso esco dall'ufficio in cui mi sono nascosta in questa strana giornata di agosto. E ci penso un pò su. A come fare. Per riuscire. A tornare. A scrivermi.
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