giovedì 3 dicembre 2009

winter

L'intesità dello sguardo. O, forse, la capacità di mettere a fuoco. Di comprendere. Di vedere in trasparenza. Una dote come un'altra. Un difetto come un altro. L'intuizione. L'empatia. Ferire diventa impossibile senza ferirsi. Un coltello a due lame.Quella sensibilità vigile, attenta, esasperata. Obbligata. Le emozioni che esplodono improvvise e devastanti e lasciano negli occhi i bagliori di un'aurora boreale.
Le mie dita sono fredde mentre sfiorano i tuoi contorni. Senza calore. Universi che non possono comprendersi. Nè guardarsi. Nè sfiorarsi. Occhi che non possono vederti davvero. Nè intuirti. Nè comprenderti. Occhi ciechi. Buio e silenzio a strafottere. Ti guardo ma siamo altrove.
Quanto più mi somigli tanto più sono incapace di comprenderti. Come specchiarmi. E' incomprensibile. E' violento.
Sfioro il vetro gelido che ci divide. Seguo il tuo sguardo che sfugge il mio. Non provo che inverno. Ed una distesa sibariana il pensiero che è lo stesso che provi tu, guardandomi. Nei miei occhi incandescenti non scorgi altro che inverno e inmprensione.


lunedì 30 novembre 2009

A&R

7.00 a.m.
E' ancora buio. Completamente. Buio come fosse notte. Ma senza stelle. Ma senza sogni. Piove. L'acqua scivola sul vetro e distorce i contorni. Ho in testa solo pensieri sbagliati. Distorti. Irreali. Da maneggiare con attenzione. Da desiderare e temere. Da dimenticare. Parole da lasciare taciute, non dette e, si, dimenticate. Parole che sembravano instense nel buio ma che svaniscono alla luce del giorno. Resta addosso un vago ed inspiegabile senso di smarrimento.
7.00 p.m.
Non ha smesso di piovere neppure un attimo. E' cambiata la luce, i toni più scuri, i grigi e i blu del cielo più cupi. Ho affidato al vento la mia richiesta di un pò di magia. E non ho raccolto che silenzio e vuoto. Le parole sono solo virtuosismi della mia immaginazione. Immaginarie. Ma credo che anche ciò che è immaginario - immaginato - abbia in se qualcosa di reale. Un pensiero. Un seme. Un bagliore, un atomo, il seme rale dell'immaginazione in mezzo alla distesa del concreto. Non mi fingo migliore di questa debolezza che mi appartiene (Infantile. Ridicola. Inutile.). Perchè non può essere neppure descritto il sapore (reale) che lascia sulla labbra questa sensazione (immaginata) (immaginaria). Al punto che non so (o non voglio) distingure ciò che è intuito, ciò che è frainteso, ciò che è vero, ciò che non esiste.