Sto facendo la valigia. A casaccio. Miss razionalità&ragionevolezza fa la valigia a casaccio, mangia gelato al pistacchio seduta per terra, sfiora le spalle con le labbra, sanno di cloro e sole, canticchia al volante per le strade deserte di questa Milano torrida, si guarda allo specchio senzatogliere lo sguardo. Nessun piano. Nessun programma. Un biglietto aereo. Sto partendo. Ma non ho più bisogno di fuggire. Da me. La ragazza che conoscevo. Non la conosco più. Non esiste più nessuna ragazza forse. Tra meno di un mese compitò trentanni. TreNtA. Il doppio di quindici. La metà di sessanta. Ho una vita alle spalle e una vita davanti. E sono libera. Ora. Vivere (perdere, sbagliare, rifre, naufragare, tornare, nuotare, annegare) mia ha resa libera. Da me stessa. Dalla razionalità e dalla ragionevolezza. Dalle prigioni. Dalle sbarre che mi costruivo intorno e stringevo (stringevo stringevo stringevo). Si chiama ossigeno. Si chiama cielo e oceano e deserto.
Ed è adesso che la vita stringe. Adesso che il numero delle strade ai mibi diminuisce. Adesso che non posso più essere chiunque. Adesso che sono io (e sotto la pelle lo so, chi sono). Adesso che potrei rimpiagere (forse), pentirmi e gridare. Adesso. Adesso sento che potrei infrangee i vetri. Adesso. Non tradisco. Me. Torno tra sei giorni soltanto. Un piccolo viaggio. Non so cosa aspettarmi poi. Non lo so proprio cosa sarà (sarò) domani.