Non fa che piovermi addosso. Non gocce ma secchiate. Diluvi. Monsoni. Come guardare il cielo dal ponte di una nave invece che dalla vetrata (primo piano, palazzo A) dell'office. Occhieggia un raggio di sole, ma già all'orrizzonte si addensano nuvole color del petrolio.
E, lo confesso, a me neppure dispice. Mi allineo al comune disappunto per questo maggio fradicio. Ma fingo. Mento. Alla fine sotto il diluvio non ci sto così male. Non benissimo ma neppure da lamentarmi.
Non mi dispiace per come mi sento. Un pò di temporale dico, un pò di monsone. Togliere i jeans fradici. Viaggiare su treni come capsule umide sotto il diluvio. Annodare ancora la sciarpa al collo (pure per andare a letto). Avere freddo ai piedi e, cionostante, non mettere le calze.
Sto leggendo un bel libro. La sera. Lo associerò in eterno alle punte dei piedi fredde. Adorerò ricordarmene.
Ma è pur sempre venerdì. Se posso esprimere un desidero: cielo blu petrolio e vento va bene. Ma pioggia anche no. E se lo dico io sospetto ne sia caduta davvero abbastanza.