Il freddo intenso. Mentre cammino. Mentre stringo le mani nelle tasche. Momenti in cui non resta che la musica. Che suona nelle orecchie. Nei pensieri. Ed io oscillo. Tra la confusione e il mio equilibrio incerto. Esitante. Milano è cielo grigio e inverno che si avvicina. I marciapidi scorrono sotto i miei piedi. Un colpo di vento più forte fa volare le foglie secche sopra le rotaie del tram. E io sparisco. Mi dissolvo nell'aria. E resta solo la musica che continua a suonare.
giovedì 20 novembre 2008
lunedì 17 novembre 2008
La mia schiena
L’amore non è mai stato come l’immaginavo. Nascosta in quei pomeriggi rubati alle versioni di latino e affogati dentro certi romanzi letti, riletti e ricopiati a brandelli dentro diari saturi di pensieri e immagini. L’amore mi ha presa alle spalle. Amore, così diverso da come l’immaginavo che ho stentato a riconoscerlo. Vorrei trovargli un nome nuovo, perché mi pare che la parola, amore, sia così abusata da aver perso di significato.
L’insofferenza dei rapporti costruiti sull’idea che me ne ero fatta, il senso di soffocamento di certi baci, di certi abbracci troppo stretti, l’assurdità della gelosia e del possesso. Ed infine, o forse era solo l’inizio, l’inciampo casuale.
L’amore mi ha resa libera, e questo è solo uno dei paradossi della mia vita sfumata. Libera da me stessa. Libera di non dover essere niente. Libera di respirare.
Lo chiamerei vento, lo chiamerei mare, lo chiamerei cielo notturno, abisso, temporale, tramonto. Lo chiamerei in molti modi. La parola amore, in effetti, non mi appartiene.
Distanze da colmare e da allungare. Presenza e assenza. Distacco e incontro. Silenzio e parole. Attesa. Pazienza. Fretta e urgenza. Progetti e fallimenti. Unione ed indipendenza. Dettagli e visioni d’insieme. I giorni. Le notti. I viaggi e i ritorni. La calma. La guerra. Il soccorso. La mancanza e la delicatezza.
Mi ha resa libera. Libera di esprimere il bene ed il male. Il bello e il meno bello, fino al brutto. Di fare. Di cambiare. E se è libertà che ho dato in cambio forse è stato anche per l’idea di non poter pretendere, di non poter chiedere. Ma se è libertà che ho ricevuto non escludo possa essere stato per mancanza di attenzione, di concentrazione. Ma in ogni caso è al risultato che guardo e il risultato mi è piaciuto. E lo chiamerei amore, se non pensassi che la parola amore non dice niente.
E se ho recitato certi stralci dei copioni delle storie d’amore l’ho fatto senza piacere, senza convinzione. Solo per sentirmi normale, rassicurata.
Mille lune sono sorte e tramontate da quell’inciampo casuale. E il tempo mi ha cambiata e modellata con le sue dita tenaci. E adesso che l’orizzonte si punteggia di scelte e di futuro ho un po’ paura. Paura che scegliere mi porti a soffocare questa cosa che mi è capitata. Fallire, odiare, rimpiangere, distruggere, perdere, dimenticare. Paura che prometterci, sceglierci, viverci possa renderci infelici. In trappola.
Sono così le rivoluzioni. Le desideri. E ti fanno paura. Sarà che la storia è piena di rivoluzioni. Sarà che la storia insegna che delle volte le rivoluzioni falliscono. Che la storia poi dipende da chi la scrive.è così che ogni goccia di me scava la tua schiena
lentamente
con un ritmo costante
è così che ogni goccia di te scava la mia schiena
lentamente
con un ritmo costante
(P.B.)
L’amore mi ha resa libera, e questo è solo uno dei paradossi della mia vita sfumata. Libera da me stessa. Libera di non dover essere niente. Libera di respirare.
Lo chiamerei vento, lo chiamerei mare, lo chiamerei cielo notturno, abisso, temporale, tramonto. Lo chiamerei in molti modi. La parola amore, in effetti, non mi appartiene.
Distanze da colmare e da allungare. Presenza e assenza. Distacco e incontro. Silenzio e parole. Attesa. Pazienza. Fretta e urgenza. Progetti e fallimenti. Unione ed indipendenza. Dettagli e visioni d’insieme. I giorni. Le notti. I viaggi e i ritorni. La calma. La guerra. Il soccorso. La mancanza e la delicatezza.
Mi ha resa libera. Libera di esprimere il bene ed il male. Il bello e il meno bello, fino al brutto. Di fare. Di cambiare. E se è libertà che ho dato in cambio forse è stato anche per l’idea di non poter pretendere, di non poter chiedere. Ma se è libertà che ho ricevuto non escludo possa essere stato per mancanza di attenzione, di concentrazione. Ma in ogni caso è al risultato che guardo e il risultato mi è piaciuto. E lo chiamerei amore, se non pensassi che la parola amore non dice niente.
E se ho recitato certi stralci dei copioni delle storie d’amore l’ho fatto senza piacere, senza convinzione. Solo per sentirmi normale, rassicurata.
Mille lune sono sorte e tramontate da quell’inciampo casuale. E il tempo mi ha cambiata e modellata con le sue dita tenaci. E adesso che l’orizzonte si punteggia di scelte e di futuro ho un po’ paura. Paura che scegliere mi porti a soffocare questa cosa che mi è capitata. Fallire, odiare, rimpiangere, distruggere, perdere, dimenticare. Paura che prometterci, sceglierci, viverci possa renderci infelici. In trappola.
Sono così le rivoluzioni. Le desideri. E ti fanno paura. Sarà che la storia è piena di rivoluzioni. Sarà che la storia insegna che delle volte le rivoluzioni falliscono. Che la storia poi dipende da chi la scrive.è così che ogni goccia di me scava la tua schiena
lentamente
con un ritmo costante
è così che ogni goccia di te scava la mia schiena
lentamente
con un ritmo costante
(P.B.)
domenica 16 novembre 2008
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