sabato 2 maggio 2009

Pausa

Di colpo sembra estate. Di colpo un'allergia da competizione che mi appesantisce i pensieri, ovatta i sensi, immalinconisce gli occhi. L'estate finisce sempe con l'arrivare. Apri la finestra una mattina ed eccola. Ed eccoti, inebriata dai pollini che cerci faticosamente di fiorire ancora. E cerchi di accumulare respiri per le apnee che verranno, per i giorni lunghi pieni di luce lontani e sconosciuti. Tutto questo nuovo che avanza e mi travolge, ostento sicurezza ma, dentro, tremo un pò. Cerco di fare come si fa, metter un piede davanti all'altro, un passo per volta. E' così che si coprono le distanze. Un passo alla volta. Ma adesso no. Adesso fermo, le mie gambe e il tempo. Adesso c'è solo adesso.

martedì 28 aprile 2009

ground control to major tom...

Sono una che sta in silenzio. A volte cerco di impormi di partecipare alla conversazione. A volte, semplicemente, faccio come mi viene. E quello che mi viene è, spesso, ascoltare, magari sorridere, magari perdere lo sguardo altrove. Delle volte la comunicazione mi costa fatica. Delle volte le parole scivolano fuori dalle mia labbra come acqua fresca di un ruscello. Ma altre bruciano come sale e si asciugano prima ancora di venire a contatto con l’aridità dell’aria. Diciamocelo: delle volte passo per stronza, delle volte per quella che se la tira, delle volte passo, semplicemente, attraverso. Posso farmene un cruccio. Provo a vedermi dall’esterno. Provo a provare. O mi lascio semplicemente andare come mi viene.
Questo non vuole dire che non mi piaccia parlare o che io non sappia comunicare. O che non voglia. Io ho sete di comunicazione, di contatto. È la fase preliminare che non mi appartiene. Il discorso da corridoio, da ascensore, da tavolo da pranzo. Le quattro chiacchere. Mi manca l’approccio. Tendo, implacabilmente, a tagliare corto. Specie quando non conosco l’interlocutore, quando sono stanca, quando non mi interessa, quando non mi sento a mio agio. Perché quando mi ci sento, a mio agio, posso parlare per ore. Ma a quel punto quella fase della conversazione è già superata e quindi, in effetti, il problema non sussiste.
Credo sia questo l’introversione, la naturalezza di vivere dentro, lo sforzo di rivoltarsi all’esterno. Il risultato non è dei migliori, un perenne senso di inadeguatezza. Per qualsiasi lato io mi prenda mi sento sbagliata, storta, aliena. Ma ora sono troppo stanca per lottare contro la mia pelle e le mie arterie e quindi sono sgradevolmente sollevata dal fatto di viaggiare sola. Salgo sul treno con gli auricolari nelle orecchie. Cerco il mio posto (carrozza 11-posto32-finestrino) per affogarmi senza ritegno in questo meraviglioso cielo tormentato, nello schermino del mio nuovo mini pc che, magie della tecnica, mi permette di scrivere dappertutto, nelle pagine di un qualche romanzo o nei minuscoli dettagli lirici di qualche canzone. Sempre a cercare quei minuscoli ritagli, piccoli pezzi, da fare miei. Che siano miei. Dove non dover essere niente.

domenica 26 aprile 2009

Segreta

Piove. Una pioggia continua, pensante, grigia e fredda. Potrei odiarla. E invece no. Resto chiusa dentro la mia stanza. In senso stretto e in senso lato. Domani chiuso un capitolo lungo e denso della mia vita e ho il buon senso di sbattermene. Forse non dovrei. Ma ho altro in testa e trovo che questo altro abbia un sapore delizioso.
Mi è capitato spesso ultimanete di stare sul treno, in certi pomeriggi di temporale sulla pianura, nuvole nere e mutevoli all'infinito. Dentro una capsula lanciata nella pioggia. E' una sensazione strana. Di protezione e vulnerabilità insieme. Ma guardare la pioggia dietro i vetri è un'altra cosa. E' il mistero ipnotico dei pensieri intensi goccia dopo goccia. Triettorie misteriose. Percorsi. Infreddolita dentro questo bozzolo di casa. Privata. Segreta.