Non si dovrebbe mai restare troppo tempo senza scrivere. Non si dovrebbe mai. I pensieri finiscono per fondersi e confondersi. E si può solo finire col perdersi. E farsi del male. Soffrirne.
Ho perso il conto del tempo. Dei giorni e delle ore. I risvegli precoci dentro questa primavera tiepida. Il sapore del caffè. Lunghi viaggi che si sommano tra loro in un percorso interminabile, interrotto a tratti dal sonno e dai sogni e da una realtà nuova che prende forma e colore. Persone. Parole. Paura e impazienza. Tutto affogato tra le pagine di una raffica di romanzi e, come sempre, nella musica. Un sorriso stanco e improvviso che sale sul viso senza comprendersi. Ed eccomi. A tornare. Qui.
Ecco come ci si sente quando il futuro prende forma di colpo, dopo interminabili attese. Magari confusi e sfiniti. Ma senza rimpianti. Sereni. Non fosse per il mio modo sbieco di lasciarmi sopraffare da certe piccole ossessioni per sfuggire ai momenti difficili, ai timori e alla stanchezza. La solita me che scivola a volte nel fango dei propri limiti facendo male e se stessa. E nient’altro. Ma a stare in equilibrio ci provo e non accetto il cadere come inevitabile, il che, per certi versi, mi lascia sperare in giornate di sole, nonostante il perdurare della danza lieve delle mie ombre.
E’ un pomeriggio tiepido di vento, sole e mal di testa. E’ un pomeriggio solitario quel tanto che basta. Un pomeriggio da provare in caratteri minuscoli e penne colorate. Io sono qui. C’è qualcuno?
Ho perso il conto del tempo. Dei giorni e delle ore. I risvegli precoci dentro questa primavera tiepida. Il sapore del caffè. Lunghi viaggi che si sommano tra loro in un percorso interminabile, interrotto a tratti dal sonno e dai sogni e da una realtà nuova che prende forma e colore. Persone. Parole. Paura e impazienza. Tutto affogato tra le pagine di una raffica di romanzi e, come sempre, nella musica. Un sorriso stanco e improvviso che sale sul viso senza comprendersi. Ed eccomi. A tornare. Qui.
Ecco come ci si sente quando il futuro prende forma di colpo, dopo interminabili attese. Magari confusi e sfiniti. Ma senza rimpianti. Sereni. Non fosse per il mio modo sbieco di lasciarmi sopraffare da certe piccole ossessioni per sfuggire ai momenti difficili, ai timori e alla stanchezza. La solita me che scivola a volte nel fango dei propri limiti facendo male e se stessa. E nient’altro. Ma a stare in equilibrio ci provo e non accetto il cadere come inevitabile, il che, per certi versi, mi lascia sperare in giornate di sole, nonostante il perdurare della danza lieve delle mie ombre.
E’ un pomeriggio tiepido di vento, sole e mal di testa. E’ un pomeriggio solitario quel tanto che basta. Un pomeriggio da provare in caratteri minuscoli e penne colorate. Io sono qui. C’è qualcuno?
2 commenti:
Is There Anybody There?
Io, Onigiri.
Ci sono io, anche se, probabilmente, ancora per poco. Ho da mantenere una promessa fatta ad un amico, dopodichè sarò libera di abbandonare, continuare in altro modo, cancellare.
Hai ragione: smettere di scrivere ingarbuglia i pensieri, facendoli accavallare come animali scomposti. E c'è anche bisogno che qualcuno raccolga i tuoi messaggi chiedendo: c'è qualcuno?
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