venerdì 17 ottobre 2008

Di pere e altro


Il pomeriggio è un po’ decadente. Questo autunno caldo ed assolato che non vuole arrendersi all’evidenza del suo destino. Mi ricorda qualcuno. E non serve neppure troppa fantasia. Ma, mentre la stagione conserva, seppur nella stonatura d’insieme, una bellezza struggente, io mi sento orribile. E orribile in molti modi per giunta. Anche se il mio sentirmi orribile non ha a che vedere col fatto di non arrendermi all’evidenza. O forse si. Ma chisenefrega.

Ho bisogno di camminare. Ma non per un’ora, almeno per un giorno intero. Camminare fino a quando non ci sono più strade per andare oltre. Camminare fino a che non ci sono più gambe per andare oltre. La staticità di questo venerdì è ulteriore fattore di amplificazione del mio sentirmi orribile.

Stare seduti troppo a lungo fa ristagnare i pensieri, li fa depositare sul culo e nel ventre come sedimento dentro una gigantesca cisterna a pera. La acque stagnanti, si sa, sono malsane, malariche, morbose. Camminare, al contrario, fa l’effetto di un mescolatore, i pensieri riprendono a fluire dagli occhi ai piedi, dai piedi alle mani, dalle mani alla testa. Come le acque frizzantine di un ruscello ghiacciato. O di un gigantesco gorgogliatore a pera. Sempre a pera, da quello non si sfugge.

Tra poco finirà l’ossigeno dentro la mia pera. Devo fuggire. Devo correre. Devo.

4 commenti:

buИCiA ha detto...

pensieri che ristagnano e sedimentano. ne so qualcosa. passo i miei giorni in casa a scrivere, seduta su questa sedia fino a che le natiche non cominciano a dolere seriamente... fosse almeno uno scrivere piacevole, che proviene direttamente e volutamente dalla mia testa.
ma a tutto c'è una via di fuga, no? dov'è? dov'è quella strada sulla quale si può camminare finché non c'è più strada per andare oltre?
facciamo una passeggiata?

note disambigue ha detto...

Se ti può consolare anch'io mi sento orribile, e la cosa è essenzialmente legata al fatto che non mi rassegno (che per arrendermi mi sono arresa)ad una situazione che mi si è oramai incancrenita nel cervello.
Forse dovrei camminare tanto anch'io.
Bella la tua riflessione sui pensieri che scendono verso il basso, creando ristagni. Bella e logica.

Anonimo ha detto...

vai onigiri, non ti fermare! salta le pozzanghere, e guarda sempre dove c'è luce; guarda prima di tutto la tua luce e... oplà! quello che c'è prima, quello che c'è adesso, e così forse quello che ci sarà dopo può diventare bello, come in un gioco, magari cominciando a dare una bella passata di bianco splendente al foglio!

buon sabato sera!

antonio lillo ha detto...

facendo un mix fra questo e il post qui sopra, hai mai sentito una canzone di bob dylan che si chiama "I and I"? parla di una persona che non riesce a torvare pace ai propri pensieri e comincia a passeggiare una notte e non smette più di camminare...

è un pò la nostra metafora (pere a parte) :-)