Ci ho pensato salendo sul treno questa mattina, una Taf mezzo vuoto col riscaldamento altissimo. Ci ho pensato guardando scorrere l’inverno fuori dal finestrino. Ci ho pensato camminando verso qui, accendendo la luce e il computer, prendendo alla macchinetta un caffè orribile, fissando lo sguardo in un punto indistinto fuori dalla finestra. Ci ho pensato in questa mattina lunga e fredda, confusa, frenetica e inconcludente. Ci ho pensato. Ho lasciato che i pensieri mi piovessero addosso come poggia, come lacrime, come pietre, come speranza, come sogni, come paura, come sconfitte, come schiaffi e carezze. Ci ho pensato come se fosse possibile pensarci. Ci ho pensato nell’unico modo in cui è possibile pensarci. Lasciando fluire i pensieri, come maree delle mie lune inquiete. Lasciando scorrere le immagini davanti agli occhi e le sensazioni sui chilometri della mia pelle costellata di nei. Lasciandomi semplicemente sopraffare, senza riserve, senza resistenze, dal flusso delle emozioni che attraversano gli istanti come corrente elettrica i fili. Vorrei comprendere, fare ordine, capire, risolvere, controllare. E invece non riesco a fare altro che lasciare che tutto mi sfiori e mi stravolga, come vento che scompiglia i capelli e le gonne e poi correi via. La mia vita è arrivata qui e ora non so. Dove si va da qui.
lunedì 22 dicembre 2008
dove si va da qui
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1 commento:
Già: dove si va da qui?
Sensazioni molto simili, Onigiri.
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