Ci baciavamo davanti alla stazione Garibaldi.
Nelle lunghe attese di treni in ritardo. Di treni persi.
I libri di analisi appoggiati a terra, tra i piedi. Le mani in tasca.
Milano era grigia e indifferente sullo sfondo. Pennellate di colori caldi come per caso, come per sbaglio.
Ho chiuso gli occhi un attimo, solo il tempo di baciarti le labbra.
Li ho riaperti. E non eravamo più lì. Ma altrove.
E' bastato un attimo. Le gru hanno sollevato piani come fossero fatti di cartone. E il futuro ha preso l'aspetto di km di vetro e acciaio. Un attimo. E non eravamo più lì, a baciarci davanti alla stazione.
Il futuro non ha colore, il futuro ha solo il colore riflesso. Rubato.
Ah, il futuro!
E non è infantile stupore. E non è piacere estetico per le linee lunghe e flessuose. Sebbene non ne sia indifferente. Sebbene mi lasci fascinare.
Ma è troppo. E' disagio di fronte al troppo.
Troppi palazzi. Troppo affollati. Troppo uguali. Troppi piani. Troppo vetro. Troppo riflesso. Troppo spazio sottratto alla vista. Troppo cielo resegato. Troppo pieno.
Disagio perchè non risco ad immaginare questo orizzonte in divenire prendere vita. I lavori corrono. I piani salgono. Ma continua a sembrarmi tutto deserto.
Inutile. Senza vita.
Milano, dovevi cambiare. Ma non così.
Nelle lunghe attese di treni in ritardo. Di treni persi.
I libri di analisi appoggiati a terra, tra i piedi. Le mani in tasca.
Milano era grigia e indifferente sullo sfondo. Pennellate di colori caldi come per caso, come per sbaglio.
Ho chiuso gli occhi un attimo, solo il tempo di baciarti le labbra.
Li ho riaperti. E non eravamo più lì. Ma altrove.
E' bastato un attimo. Le gru hanno sollevato piani come fossero fatti di cartone. E il futuro ha preso l'aspetto di km di vetro e acciaio. Un attimo. E non eravamo più lì, a baciarci davanti alla stazione.
Il futuro non ha colore, il futuro ha solo il colore riflesso. Rubato.
Ah, il futuro!
E non è infantile stupore. E non è piacere estetico per le linee lunghe e flessuose. Sebbene non ne sia indifferente. Sebbene mi lasci fascinare.
Ma è troppo. E' disagio di fronte al troppo.
Troppi palazzi. Troppo affollati. Troppo uguali. Troppi piani. Troppo vetro. Troppo riflesso. Troppo spazio sottratto alla vista. Troppo cielo resegato. Troppo pieno.
Disagio perchè non risco ad immaginare questo orizzonte in divenire prendere vita. I lavori corrono. I piani salgono. Ma continua a sembrarmi tutto deserto.
Inutile. Senza vita.
Milano, dovevi cambiare. Ma non così.
1 commento:
sorprendentemente
non mi sorprende
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