Inverno.
L'inverno.
L'inverno è arrivato da qualcosa come un paio d'ore. Affondo nella schiuma della mia vasca da bagno per scaldare la notte più lunga. Chiudo gli occhi e percorro distanze infinite di buio e pioggia.
Una canzone a basso volume. Una portiera sbattuta per strada. Passi al piano di sopra. Acqua bollente intorno e profumo di sapone. Una risata.
Se chiudo gli occhi.
Se chiudo gli occhi e non penso a niente posso andare più lontano. Oltre la pioggia e i lampioni, più in alto, c'è una notte limpida di freddo e stelle. Se chiudo gli occhi e non penso a niente non esiste che questa lunghissima notte. La prima notte di inverno. E io sono viva e respiro.
Sono viva.
E respiro.
Respiro.
Il profumo di sapone si mischia all'odore di questa notte gelata. Al mio odore. Al mio sapore in bocca. La mia pelle ruba calore all'acqua bollente e lo cede all'inverno. Sono qui ma anche lontana, in una notte di freddo e stelle. La prima notte di inverno.
Non penso a niente.
Non penso a niente.
Respiro.
Ascolto solo me stessa. Ascolto. Cerco, in fondo alla notte, le mie risposte. Trovo parole nuove, suoni inaspettati e lievi che, d'un tratto, fanno esplodere la notte. Luce come fosse giorno. Calore sul viso. Come se riuscissi per un attimo ad afferrarne il senso, a capire dove è il posto dove devo andare. No. Dove voglio andare.
Respiro.
Respiro.
La prima notte d'inverno l'acqua calda si fa troppo presto tiepida. Ed è già ora di tornare. Pioggia sottile fuori dai vetri, asfalto bagnato. Il vapore che ha coperto lo specchio. Spengo la musica. Prendo l'asciugamano.
Vieni a letto?
Arrivo.
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