Sono un universo silenzioso.
Costellazioni mute. Pianeti che si muovono senza un suono lungo ellissi immaginarie.
Ciò che non ha suono non esiste.
Sono un universo che fa rumore. Solitario. Inviolato.
Non esisto.
Delle volte suoni alla porta. Ed io metto la musica e ti lascio entrare.
Delle volte metto la musica e le parole.
Per cantare. Per esistere.
Delle volte ti lascio entrare,
per ascoltare la musica ed aiutarmi a cantare.
Delle volte ti lascio entrare. Per esistere. Per insegnarmi a cantare.
La notte sotto le stelle conto sui polsi i segni dei legami strappati. Dal primo dei giorni. A sempre. Per sempre. Canto le canzoni senza parole, con le labbra chiuse. Ma sanno tutti che non ho orecchio.
Dove andrai punta il telescopio dove sai che devi guardare.
Alzerò la musica per fartela sentire da lì.
Ti spedirò le parole dentro una busta bianca con sopra il tuo nome.
Perchè tu le possa cantare.
Perchè tu mi possa ancora insegnare. A cantarle.
2 commenti:
ciao Onigiri. quando il tempo non mi ostacola, punto il mio misero telescopio verso la tua inviolabile e misteriosa costellazione...e tutto per rapire la tua musica prepotente che entra fin dentro le viscere...le tue parole sono giunte senza il mio nome, ma sono giunte...vorrei imparare a cantare, per poter cantare con te...quanta emozione in me, se un giorno il mio misero telescopio, vedesse anche una sola delle tue concertanti parole, una sola fra le mie...Sergio Celle
grazie. le parole esistono solo se c'è qualcuno che le legge. e noi con loro. :)
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