mercoledì 31 dicembre 2008
and the winter came...
martedì 30 dicembre 2008
così
giovedì 25 dicembre 2008
martedì 23 dicembre 2008
Nella nebbia
Il silenzio oggi è la mia prigione. La mancanza di parole. Di espressione. La distanza. Il sole ha bucato la nebbia e io non riesco a rassenarmi. Solo il vento, forse. La sera, forse.
lunedì 22 dicembre 2008
dove si va da qui
Ci ho pensato salendo sul treno questa mattina, una Taf mezzo vuoto col riscaldamento altissimo. Ci ho pensato guardando scorrere l’inverno fuori dal finestrino. Ci ho pensato camminando verso qui, accendendo la luce e il computer, prendendo alla macchinetta un caffè orribile, fissando lo sguardo in un punto indistinto fuori dalla finestra. Ci ho pensato in questa mattina lunga e fredda, confusa, frenetica e inconcludente. Ci ho pensato. Ho lasciato che i pensieri mi piovessero addosso come poggia, come lacrime, come pietre, come speranza, come sogni, come paura, come sconfitte, come schiaffi e carezze. Ci ho pensato come se fosse possibile pensarci. Ci ho pensato nell’unico modo in cui è possibile pensarci. Lasciando fluire i pensieri, come maree delle mie lune inquiete. Lasciando scorrere le immagini davanti agli occhi e le sensazioni sui chilometri della mia pelle costellata di nei. Lasciandomi semplicemente sopraffare, senza riserve, senza resistenze, dal flusso delle emozioni che attraversano gli istanti come corrente elettrica i fili. Vorrei comprendere, fare ordine, capire, risolvere, controllare. E invece non riesco a fare altro che lasciare che tutto mi sfiori e mi stravolga, come vento che scompiglia i capelli e le gonne e poi correi via. La mia vita è arrivata qui e ora non so. Dove si va da qui.
martedì 16 dicembre 2008
il mio ruolo
Oggi ho una voglia terribile di sgusciare fuori dalla mia pelle ed andare a fare un giro fuori, dentro l’aria fredda e la pioggia. Oggi il mio corpo è di piombo e filo spinato.
I postumi di una notte insonne a svolazzare di pensiero in pensiero, seduta sul letto, vagante a piedi nudi sul parquet e poi impegnata in più seri tentativi di addormentamento: fianco destro, sinistro, pancia in giù, pancia in su e combinazioni più articolate. Premesso che nel buio della notte i pensieri sembrano acquistare velocità doppia oltre alla pericolosa tendenza di tingersi di grigio, la nottata non è stata del tutto inutile.
In questi giorni sono senza pace, perdutamente a disagio, completamente disallineata, inefficace, scoordinata e anche un po’ triste, via. Non che la notte mi abbia resa migliore ma, per lo meno, mi ha concesso di mettere un nome a questa inquietudine, di guardare alle cause della mia rovinosa caduta nel pendio dell’ansia e della confusione. Cause che sono, tra parentesi, irrisolvibili, inamovibili e pure un pochetto devastanti. C’è poco da fare insomma. Ma conoscere il nemico dovrebbe pormi in una posizione di vantaggio. Forse.
Non so se mi sento meglio adesso. Forse. Proverò con le pecore stasera. A contarle dico. O con le onde del mare. O fare vinta di essere vento, per sgudiscare fuori da me e volare via. Notte. Pioggia. Nuovole. E, sopra, le stelle.
lunedì 15 dicembre 2008
xmas carol
domenica 14 dicembre 2008
venerdì 12 dicembre 2008
la scusa del tempo
Credo di potermi definire introversa. Credo che il suono della parola, la sua natura aggrovagliata, illustri bene il concetto. Introversa. Forse per questo arriva sempre il punto in cui anche l'espressione scritta e semianonima, celata dietro le sembianze di una qualunque polpetta di riso, diventa difficile. L'inchiostro della mia penna è asciutto ultimamente per mancanza di tempo, per un certo timore nello spogliare di nuovo i miei occhi alla luce impietosa della rete e davanti al mio specchio. Quando hai cose da dire, universi interi da portare alla luce, da raccontare. Quando non ci riesci.
Oggi userò la scusa del tempo. Tempo che è troppo poco. Tempo dedicato anima e corpo alle cose che faccio, quelle cose che dovrò smettere di fare, quelle cose che fanno parte di quella vita che mi hanno fatto assaggiare per poi dirmi che non fa per me o, peggio, che non è quello che voglio. Ma come possa sapere qualcun'altro cosa voglio non ne ho idea, neppure io lo so. E lo so che non serve a niente fare le notti su questa stramaledetta cosa da finire in tempo, pensare, cambiare, riscrivere. Non serve a niente. Niente niente niente. Se non c'è posto per me, non c'è spazio, non c'è aria, non c'è una stramaledetta occasione. L'ho detto. Questo tempo è così, inutile, e io sono così incosistente da accettarlo.
Io. Non ho comprato nessun regalo e non ho nessuna idea. Ho le mani fredde. Le vacanze che arrivano mi fanno ancora paura e vorrei poterlo spiegare. Mi sembra di essere in ritardo sull'universo. Vorrei avere un bel naso e capelli come spaghetti. Vorrei uscire a fare un giro in centro per guardare Milano quando arriva Natale. Dicono che ho un brutto carattere. Secondo me non hanno capito niente.
martedì 9 dicembre 2008
venerdì 5 dicembre 2008
Dove finiscono i giorni?
Ma è pur sempre stanchezza. Distanza. Distacco. Da me e dall'universo emozionale che mi gira intorno. L'emozione resta, ignorata ma non per questo meno presente, meno intensa. Sono malinconica e densa. Ed è di nuovo sera mentre mi chiedo di nuove dove finiscono i giorni.
martedì 2 dicembre 2008
fratelli di ossa
lunedì 1 dicembre 2008
palle di neve
Il cielo bianco sopra e intorno. Il freddo intenso fuori per strada e dentro questa stanza. Le parole superflue. I pensieri fluttuanti nell'aria gelida di questo dicembre. Leggera. Fredda. Incosistente. Come neve. Volteggio nell'aria per appoggiarmi appena sull'asfalto. E scioglermi. Sparire Diventare acqua e scivolare via, per chissà quali percorsi tortuosi e cicli di acque sotterranee e gelo e mare e nuvole e poi magari, forse, di nuovo neve. Dividere il mio corpo nelle minuscole parti dei suoi elementi, e tornare alla terra e al cielo, e poi rinascere di un corpo nuovo e uguale a me. Sento il bisogno, la voglia, di lasciarmi trasportare dal vento, di essere nuvole e pioggia e acqua e poi di nuovo cielo. Sento il richiamo primitivo dei sensi, la corrente emozionale che mi elettrifica le vene. E la ragione, il giudizio, il dovere, il pensiero, sono lo sfondo che mi si muove alle spalle. Il bisogno di lasciarmi sopraffare dalle sensazioni. L'esigenza di perdere la ragione. L'esigenza di sentire il sapore che ha. L'esigenza di guardarmi nel petto con la speranza di trovarci ancora qualcosa. Di ardente. Glaciale. Assoluto. Imperfetto. Spunta il sole. Scioglie la neve. Scende la sera. Congela i pensieri sui marciapiedi. Sono una fata. Una strega. Un angelo. Un'anima dannata.
spegni la luce, contagia il tramonto
hai troppe cose a cui pensare
per esempio che gli alberghi sono navi senza movimento
a quanto guasti dovrai riparare
quante invasioni dobrai contenere
ai fiori che si riproducono nel vento...
(PB)
mercoledì 26 novembre 2008
scrivere per scrivere
Oggi ho pulito tutto. Ho cancellato applicazioni inutili, ho pulito il desktop, ho scansionato il sistema. Poi. Poi ho riordinato la scrivania, ho fatto uno scatolone di carta da buttare, messo tutto nei giusti raccoglitori, ho lasciato la scrivania nuda e l’ho pulita con lo sgrassatore. Ho dato una passatina alla tastiera. Ho temperato le matite e messo tutto in ordine nel portapenne. Ho dato da bere alla pianta. E mi sono rimessa al lavoro. Certo, le questioni erano tutti lì identiche a prima, incomprensibili ed irrisolte, ma almeno ero venuta a capo di qualcosa. Soddisfazione. Pulire e riordinare hanno dentro di se l’essenza dell’equilibrio.
martedì 25 novembre 2008
winter
Della neve non resta traccia alcuna. La mattina si è svegliata scricchiolante di brina sotto le scarpe e sui vagoni merci fermi sui binari. L’inverno è ovunque. Sui rami spogli, sui fili del tram, nella luce bianca del pomeriggio, sulla punta fredda delle mie dita. Un attimo di distrazione e mi sono ritrovata immersa in una nuova stagione. Sto ancora cercando di comprendere la misura del cambiamento. Sto ancora cercando di mettere a fuoco gli sconvolgimenti emozionali di questo nuovo scenario.
Ieri sera ho spento la luce e mi sono raggrumata sotto il piumone. Ho chiesto all’inverno di cambiarmi. Perché al momento la cosa che più mi spaventa è il restare uguale a ieri. La luce del giorno fa vedere le cose in modo diverso. Forse l’inverno non potrà cambiarmi. Ma questo cielo bianco e glaciale può essere lo sfondo adatto su cui muovermi, sui cui essere migliore. Ho bisogno di togliermi di dosso delle cose di me, ho bisogno di gettarle lontano, alle spalle, per potermene dimenticare. Ne ho bisogno e ne ho molta voglia.
Ho molto da scrivere, questi giorni sono intensi. Sentimenti, cose, pensieri, premesse e conclusioni, avvenimenti, speranze e delusioni. Tuttavia posso rimandare. E lasciare questa pagina alla sola promessa, all’inverno e a me stessa, di lasciare al passato gli strascichi dei miei guasti nucleari, di essere nuova, migliore. Solo da un inverno si può rinascere. E questo è il mio. Punto.